“Se vince il No si apre una fase non chiara”. Di più: “I danni del No si vedranno da lunedì mattina”. Con buona pace di chi ancora pensa che Matteo Renzi sia uno statista, le sparate finali televisive del presidente del consiglio in vista del referendum costituzionale tolgono ogni dubbio. Ci si mette anche Graziano Delrio: “Se vince il No, Renzi va da Mattarella e si dimette”. Così anche un sostenitore piddino del Sì come Enrico Rossi vede nubi nere all’orizzonte: “Qualunque sia il risultato, il paese si troverà comunque diviso sulla Carta che dovrebbe unire i cittadini quanto più possibile”.

Di tutto questo a Renzi e ai suoi frega il giusto. Il partito è nelle loro mani, per la chiusura della campagna sul palco di piazza della Signoria ci sono Maria Elena Boschi e lo stesso Delrio, sono attesi Dario Franceschini e Marianna Madia. Ministri, ma anche capicorrente. “Ce la giochiamo sul filo del voto”, è il messaggio-slogan che per l’intera giornata è stato trasmesso, nel tentativo di mobilitare ulteriormente il proprio elettorato. Poi c’è lui, Renzi, che ha preteso una serata da rockstar nella piazza simbolo dell’unità cittadina, in teoria off limits per le iniziative politiche ma sempre a disposizione di chi può. E il Pd a Firenze può.

Il reuccio di Rignano ha chiesto un palco con una mega illuminazione che getta fasci di luce per la piazza. Un muro di schermi led di 12 metri per 10 per i primi piani, maxi schermi a go-go e casse acustiche in ogni dove. Tutto studiato per essere ripreso dalle onnipresenti televisioni, e diffondere il verbo lungo lo stivale. La politica-spettacolo del Pd a trazione renziana, così come ha insegnato la Leopolda.

Per convincere a scendere in piazza i fiorentini più tiepidi (ma pur sempre fedeli alla linea), il sindaco Nardella e il viceministro Nencini hanno annunciato sbrigativamente che l’aeroporto intercontinentale tanto caro a Renzi&Carrai ha avuto il via libera del ministero dell’ambiente. I documenti ufficiali ancora non ci sono, l’evidenza scientifica dell’impossibilità della grande opera – redatta dall’Università di Firenze – è nota da tempo. Ma l’importante è esagerare, cantava Enzo Jannacci in tempi non sospetti. E per buona misura sono stati allestititi tre treni speciali notturni per riportare a casa gli empolesi, gli aretini e gli altri toscani di fede renziana accorsi all’appuntamento con il caro leader.

Alle nove di sera la piazza è già piena, e i volontari dem distribuiscono caldarroste, panini, vin brulè, tè e caffè a chi ha deciso di saltare la cena per non perdersi l’evento. Entrarci è un’impresa, in via della Ninna, via Vacchereccia e via Calzaiuoli le forze dell’ordine fanno il lavoro dei buttafuori delle discoteche, filtrando gli accessi e con la disposizione di cacciare gli impresentabili del No, che da parte loro si guardano bene di partecipare a una serata in cui i “Giovani democratici” sono stati piazzati sotto il palco a cantare “Bella ciao”.

Alle nove e mezzo arriva lui. Renzi cerca di galvanizzare i suoi: “La campagna referendaria è stata un gesto d’amore per l’Italia e le istituzioni”. Poi riepiloga, a suo modo, quello che è successo negli ultimi quattro anni, da quando nel dicembre 2012 fu sconfitto alle primarie da Pier Luigi Bersani. “Quello era il discorso della sconfitta, questo è il discorso della vittoria”. E attacca: “Il problema sono stati loro, che hanno avuto il potere di cambiare e non hanno cambiato”. Mentre lui, sostiene Renzi, il paese lo ha cambiato in meglio.

“Se siete qui oggi in piazza, è perché volete costruire il futuro, perché volete cambiare il destino dei vostri figli”. Arriva il consueto attacco all’Europa che non rende giustizia all’Italia che accoglie i migranti: “ L’Europa non è solo Bruxelles, sono le strade di Firenze, è Taormina dove faremo il prossimo G7, anche per rispondere a quell’euroburocrate che mi ha detto in faccia che in Sicilia c’è la mafia”. E’ finita la stagione dei tecnici, attacca ancora Renzi. Che poi, rivoltando la frittata da cuoco consumato, riconosce la sovranità popolare peraltro ferita dalla sua riforma: “Questo è il voto degli italiani, non è il voto dei brogli”.

“C’è un sacco di gente indecisa, che ha dei dubbi. Sono tantissimi. E noi dobbiamo cercarli uno per uno, porta a porta, perché è su questo che si gioca il risultato. Vogliono sentirlo da voi che è possibile cambiare”. Ecco la parola magica, il cambiamento. Sempre evidenziato da Renzi come cifra politica della sua azione di governo. Ma quale cambiamento? Il presidente del consiglio la risolve così: “Noi siamo quelli che pensano di proporre qualcosa, con i no l’Italia non va da nessuna parte. C’è una maggioranza silenziosa che aspetta solo di essere presa per mano, e portata a dire sì. Per me si vince”.