Una telefonata da Atene. Arriva nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi. È una richiesta di aiuto da parte di Alexis Tsipras nell’ultimo, esilissimo, filo di trattativa srotolato dalla Grecia fino a Bruxelles. Il primo ministro greco tenta tutte le strade per convincere la cancelliera Angela Merkel ad accettare l’ultima proposta per evitare i «terreni sconosciuti» di una rottura totale. E chiede a Renzi una mano. Ma in realtà in questi drammatici giorni Renzi non è stato tenero con il collega greco e niente autorizza a pensare che voglia spendersi per far ragionare la cancelliera. Lunedì ha lanciato in rete un tweet pesante: «Il referendum non è derby Ue-Tsipras, ma euro-dracma»: un concetto rifiutato da Atene e che anche il falco tedesco Schäuble ha fin qui evitato. Poi l’intervista al Sole 24 Ore, ancora duro con Tsipras: «Dare la colpa alla Germania è un comodo alibi ma non corrisponde alla realtà».

Tsipras, da politico di razza, nel discorso in tv, non ha polemizzato con il collega italiano, anzi. «Renzi è un amico, e mi aspetto da lui che prenda un’iniziativa il giorno dopo la vittoria dei ’no’». Ma il realtà l’«iniziativa» che Tsipras avrebbe voluto dall’Italia era finalizzata all’eurogruppo di ieri sera, e riaggiornato a oggi. In assenza di alleati, il premier greco prova la strada di Roma.

Il premier italiano oggi sarà proprio a Berlino, alla Humboldt Universität, quella che ha laureato Marx ed Engels. Il titolo del discorso che terrà sarà «Ritorno al futuro», ma a dispetto della citazione pop, il celebre film di Bob Zemeckis, ha intenzione di fare un discorso ambizioso. Così ha spiegato ai suoi. Sulla Grecia, per esempio: «Tsipras sbaglia, ma l’Europa dell’austerity ha fallito», è il concetto. «Questo è il momento migliore per ragionare di una terza via nella terza fase dell’Europa, dopo quella dei padri fondatori e la stagione Kohl-Mitterrand». Renzi parlerà anche della lotta al terrorismo e dell’immigrazione. Ma il tema chiave sarà l’Europa e la cultura che anche in questi giorni sta esprimendo. «La ragione del nostro stare insieme non può essere solo la Champions League o l’eurofestival, ma i nostri valori culturali oggi minacciati da ondata demagogica e populista», ha ripetuto ieri prima di entrare nel consiglio dei ministri. E se l’Europa si difende alzando muri, reali o metaforici, deve sapere che un muro «comincia per difenderti, ma finisce per intrappolarti».

Discorsi che vorrebbero scavare un ruolo per l’Italia di ponte fra l’Europa a trazione tedesca e la Grecia. Ma che non cancellano le parole pronunciate contro Tsipras e la Grecia. Fra le più dure di quelle che provengono dalla famiglia del socialismo europeo. E che cominciano a suscitare malumori dentro il Pd. Pier Luigi Bersani, all’inaugurazione di un circolo a Marina di Ravenna, senza tanti giri di parole – riferisce l’Huffington post – si schiera con Tsipras e usa una citazione forte: «Siamo allo spezzeremo le reni alla Grecia. Io non ci sto. Il piano era irricevibile». Massimo D’Alema al Tg3 parla di «spirito punitivo» contro la Grecia e di «accanimento terapeutico dei teorici dell’austerità», «oggi rischiamo una drammatica sconfitta politica dell’Europa, le cui conseguenze nessuno può calcolare. Sarebbe necessario un atto lungimirante che introduca una proposta ragionevole dell’ultimo minuto, una proposta che fosse accettabile e che non faccia perdere la faccia a nessuno, neppure alla Grecia. Ma questo non c’è. Anzi, c’è il divieto a farlo. Questo è del tutto inaccettabile. È la sconfitta della politica». Cesare Damiano critica la ricetta che la Ue vuole imporre alla Grecia sulle pensioni, che «produce una riforma che a noi ha lasciato come regalo gli esodati». Alfredo D’Attorre, che con l’ex pd Stefano Fassina domenica sarà ad Atene a fianco dei dirigenti di Syriza, spiega di aver chiesto «un confronto con Renzi, nei gruppi parlamentari o in direzione», ma di aver ottenuto l’invio del sottosegretario Gozi in una riunione che oggi si terrà fra deputati Pd a Montecitorio: a suo parere un chiaro segno di sottovalutazione di un tema cruciale. Renzi si è collocato, spiega, alla destra dell’Europa: «La scelta del nostro governo è tutta sbagliata: non solo abbiamo lasciato solo Tsipras di fronte al ricatto, ma abbiamo scelto una linea contro i nostri interessi nazionali: abbiamo difeso gli interessi delle potenze creditrici e non il cambiamento delle regole che interessano innanzitutto l’Italia». Renzi non ha fretta di confrontarsi neanche con il parlamento. Forse perché, tornato a Roma con un pugno di mosche sul tema dei migranti e poi anche escluso dal gruppo della trattativa, stavolta dovrebbe ammettere la scarsezza del ruolo italiano nella vicenda.

Intanto, dopo le richieste delle opposizioni, oggi pomeriggio al senato arriverà il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «Il ministro ci deve dire perché il nostro paese non si è schierato nettamente contro le politiche di austerità che stanno impoverendo il popolo greco», annuncia Arturo Scotto (Sel). «Ci deve dire da che parte sta il governo italiano. Se dalla parte del popolo greco o quella delle burocrazie europee», quelle che Renzi attacca ogni volta che può. A parole.