Ieri primo appuntamento del nuovo Pd renziano, la riunione con i segretari regionali. Da febbraio partirà un viaggio per l’Italia su tre pullman. Una citazione del primo Prodi, e non un caso per la correzione di rotta che Renzi vorrebbe imprimere al suo nuovo corso. All’attualità politica il segretario concede poche battute. Ma significative. «Congeliamo la discussione sulla legge elettorale, fino alla sentenza della Corte non ha senso discutere», esorta. E tuttavia «prepariamoci a scenari in cui conta il gioco di squadra e non l’uomo solo al comando». Renzi ha in mente il nuovo sistema elettorale e infatti qualche passaggio più avanti è ancora più esplicito: «Se ci sarà una legge più proporzionale di come la vorremmo dovremo organizzare ancora meglio il partito perché avrà più importanza».

Insomma alla vigilia della sentenza della Consulta Renzi in pubblico sostiene il Mattarellum ma in cuor suo e con i suoi quadri già si prepara al proporzionale. E a rafforzare il partito, che la minoranza denuncia avere ormai «meno iscritti di un’associazione». «Il Pd deve andare fuori dai palazzi tra la gente», dice invece Renzi, «dobbiamo andare lì dove c’è il disagio anche a costo di prenderci i fischi, non dobbiamo averne paura». Lui ha iniziato già martedì scorso con il suo «blitz» napoletano a Scampia. All’insaputa delle telecamere e dei cronisti, ma anche al riparo da eventuali contestazioni organizzate. Vuole ripartire dal 41 per cento del Sì referendario, sicuro che siano tutti voti suoi: «Dobbiamo lavorare per mantenere quello che abbiamo conquistato il 4 dicembre».

Un giro a vuoto invece è quello di Bersani che alla Repubblica aveva alluso alla possibile presenza di un «giovane Prodi». Dopo che è circolata qualche ipotesi imbarazzante per la stessa minoranza, è l’ex leader ad ammettere di non avere in testa una persona precisa. «Al momento non ci sono nomi. C’è uno schema», spiegano i suoi.

La giornata del Nazareno era iniziata con un po’ di paura e un’immagine edificante: alle 11 la sede viene evacuata per la seconda scossa di terremoto, ne seguiranno altre e a Roma si sentiranno bene. I lavoratori e i funzionari si riversano nel vicolo. Sprezzanti del pericolo, come veri riformisti «di professione» Renzi, Orfini, Guerini e Serracchiani restano nella stanza del segretario a lavorare.