Le cose in chiaro, fin dal mattino, ha voluto metterle il governatore del Piemonte, Piero Chiamparino, che è anche il leader delle regioni, ma è pure un “renziano” di ferro. «Con il governo abbiamo siglato in agosto un patto d’onore sulla sanità – ha spiegato – Se si rompe viene meno il rapporto di fiducia e collaborazione». Il riferimento di Chiamparino è alle indiscrezioni di ieri, filtrate sulla stampa, secondo cui si starebbe preparando un piano del «terrore» di tagli a tutti i ministeri. Per reperire i 20 miliardi necessari alla manovra 2015: e tra le vittime principali ci sarebbero le regioni e la sanità.

Tagli che non sarebbero subito lineari, decisi cioè con l’accetta dall’accoppiata Palazzo Chigi – ministero dell’Economia, ma che lascerebbero un weekend di riflessione a tutti i ministri: i quali sarebbero convocati – stando sempre a ricostruzioni giornalistiche – lunedì prossimo per presentare un proprio piano di risparmi, su voci decise in modo autonomo. Forbici che decurterebbero il 3% dei budget ministeriali, ma che per alcuni dicasteri, come quello dello Sviluppo economico, potrebbero anche essere più severe.

Le regioni che non dovessero consegnare il “compitino” al premier Matteo Renzi e al ministro Pier Carlo Padoan, verrebbero di fatto commissariate, almeno sul fronte del controllo di spesa: sarebbe Roma, a quel punto, a introdurre una ghigliottina netta del 3%, da tagliare dove sia, purché sia. Ma Palazzo Chigi, dopo le proteste di Chiamparino e di tanti alti governatori – da Zingaretti a Zaia, da Maroni a Rossi – ha fatto marcia indietro, perlomeno parzialmente: non meglio precisate “fonti” della presidenza del consiglio ieri sera hanno fatto filtrare alle agenzie di stampa che «nessuno vuole tagliare la sanità, ma nessuno vuole gli sprechi».

Una retromarcia che ha soddisfatto Chiamparino, ma che ad esempio non è stata ritenuta credibile dalla Cgil. «Ne prendo atto con soddisfazione – ha detto il governatore del Piemonte – anche se siamo ancora di fronte a notizie di stampa. Abbiamo fatto bene a porre il problema. Voglio chiarire che, un conto è se si dice che bisogna risparmiare nella sanità attraverso la riorganizzazione e modernizzazione e su questo noi ci siamo impegnati sottoscrivendo il Patto per la Salute. Se invece vuole ridurre il fondo sanitario, allora questo incontrerebbe la nostra opposizione».

Il Patto per la Salute è quello firmato a inizio agosto da tutte le Regioni con la ministra Beatrice Lorenzin. Linee guida per risparmi concordati e il più possibile non traumatici, dove si invita ad avvicinarsi sempre di più ai cosiddetti «costi standard», per arginare la corruzione e gli sprechi: ad esempio, se una siringa costa 100 in Veneto, non deve essere pagata 300 in Lombardia o Calabria, ma quel 100 diventerà il costo di riferimento e l’unico da autorizzare.

Il finanziamento per il Servizio sanitario nazionale 2014 ammonta a oltre 109,9 miliardi di euro. L’accordo con il governo prevede un aumento di circa 2 miliardi e mezzo in più l’anno per il 2015 e 2016: quindi saranno erogati 111,6 miliardi circa per il 2015 e 115,4 miliardi per il 2016. Il Patto per la salute siglato tra Stato e Regioni prevede che queste siano le cifre fissate «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e variazioni del quadro macroeconomico». Nel caso in cui cambiassero importi o norme, però, l’intesa prevede che l Patto stesso debba essere oggetto di revisione.

Da qui i malumori della ministra Lorenzin, che si è vista inficiare un accordo siglato poco più di un mese fa, ma soprattutto le proteste dei governatori. Luca Zaia ha spiegato che «ridurre ancora la spesa in Veneto, significherebbe intaccare l’assistenza». Il lombardo Roberto Maroni parla di una «dichiarazione di guerra del governo». Una sciagura «inenarrabile» prevede Nicola Zingaretti (Lazio). Enrico Rossi (Toscana) invita a trovare le risorse tagliando «le pensioni sopra i 3 mila euro».

Per la Cgil «aggiungere un ulteriore 3% ai 30 miliardi di tagli già effettuati negli scorsi anni sulla sanità è del tutto insostenibile».