«La sfida per noi europei è quella di allargare ulteriormente la democrazia a livello continentale. Dobbiamo garantire sicurezza ai nostri concittadini senza rinunciare alle libertà conquistate, affrontare il fanatismo e l’estremismo con assoluta fermezza, e promuovere il dialogo fra le culture e la tolleranza». È un messaggio chiaro, quello del capo dello Stato Sergio Mattarella che da Firenze (dove si stanno predisponendo misure straordinarie per blindare l’Assemblea parlamentare della Nato che si svolgerà il 26 e 27 novembre) risponde indirettamente a uno dei passaggi più delicati del discorso di Hollande ai sindaci francesi.

E però, mentre l’allerta sale anche nel nostro Paese (ieri sera scattato l’allarme dell’Fbi per il rischio attentati a San Pietro, al Duomo e alla Scala di Milano) e si mettono in campo misure di sicurezza straordinarie in particolare per l’anno giubilare (il premier Renzi annuncia un «investimento ulteriore» sulla sicurezza ma anche per «il recupero delle periferie» nella legge di stabilità 2016), si fa sempre più concreto anche il rischio di restringere il campo dei diritti democratici.

In questa direzione va per esempio l’articolo 7 bis, con cui la maggioranza ha emendato il decreto per il rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, approvato ieri dalla Camera (con 345 sì, 5 no e 26 astenuti, tra cui Sinistra italiana) che consente al premier di disporre una copertura da “007” ad alcuni corpi speciali impegnati all’estero in operazioni «che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale».

E nella Capitale, il piano del questore approvato ieri dal Comitato per l’ordine e la sicurezza che disegna la mappa dei presidi militari straordinari distribuendo i primi 700 uomini trasferiti ad hoc – stazioni ferroviarie, linee metropolitane, aeroporti, stadi e altri luoghi di aggregazione – predispone anche, come ha annunciato il prefetto Franco Gabrielli, «un potenziamento dei sistemi di intercettazione e, nelle condizioni che lo consentiranno, anche di abbattimento di droni e ultraleggeri» che sorvolino l’area metropolitana durante l’Anno santo. Perché ogni volo a bassa quota sui cieli di Roma sarà interdetto, anche se in ogni caso per qualunque ulteriore disposizione l’ultima parola è riservata sempre al premier Renzi.

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Ed è proprio sul ruolo del presidente del consiglio che sta una delle perplessità manifestate dai deputati di Sinistra Italiana durante la conversione in legge del decreto missioni: «Pur comprendendo la necessità di offrire maggiore strumenti all’intelligence di intervenire dove è necessario per contrastare il terrorismo – spiega il capogruppo alla Camera di Sinistra italiana-Sel, Arturo Scotto – non siamo d’accordo con la modifica della legge 124 sui servizi segreti prodotta dall’articolo 7 bis del decreto, per questo ci siamo astenuti».

La sinistra aveva chiesto di modificare sostanzialmente due punti: «Il ruolo del premier che secondo la norma può “emanare disposizioni per l’adozione di misure di intelligence” – precisa Scotto – e la qualificazione di quali siano le forze speciali dell’esercito che debbono e possono intervenire in situazioni di estrema insicurezza per il nostro Paese attraverso operazioni di copertura. Non vorremmo – conclude – che si ripristinasse surrettiziamente una sorta di Servizio segreto militare». In ogni caso, è previsto per oggi alla Camera il voto conclusivo sul decreto che autorizza la spesa – 350 milioni di euro in totale – nell’ultimo trimestre dell’anno per le missioni italiane in Afghanistan, Libano e in altri paesi dell’Asia e del Medio Oriente, ma anche per le attività della «coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh».

D’altronde è sugli “007” che il premier Renzi punta per trovare il giusto «equilibrio» tra la sicurezza e «il coraggio di non rinchiudersi e di non rinunciare alla nostra identità». Anche se, afferma intervistato da SkyTg24 appena qualche ora prima che le strade di Roma e di Milano si riempissero di polizia per l’allarme scattato dopo la segnalazione dell’Fbi, al momento non ci sono «rischi concreti» per l’Italia. In ogni caso, però, gli strumenti migliori sono quelli preventivi», dice. Di sicuro, il presidente del consiglio esclude categoricamente «una modifica costituzionale» come quella proposta in Francia per partecipare alla guerra di coalizione contro Daesh. Eppure Renzi ammette: «Il tema non sono i poteri speciali come negli anni del terrorismo ma non escludo modifiche normative. Se l’intelligence può avere qualche arma in più al proprio arco è bene darla».

Tutto sotto controllo, dunque. E annullare il Giubileo «non esiste proprio», ribatte Renzi alla giornalista di Sky Tg24: «Il Papa è sempre Papa e non è che finito il Giubileo va ad Avignone come sette secoli fa. Siamo orgogliosi che Roma ospiti il Vaticano, siamo grati a Papa Francesco anche per l’azione in politica estera, a partire dal ruolo molto importante che ha avuto su Cuba».

E non è una questione di costi: per il segretario del Pd è «giusto, sacrosanto» che «il patto di stabilità non si deve applicare alle spese della difesa», come ha sancito ieri anche Jean Claude Juncker annunciando la flessibilità per le spese eccezionali antiterrorismo. «Figurarsi se uno sta attento allo zero virgola sulla sicurezza – conclude il premier Renzi – Quello che vale per la Francia varrà anche per l’Italia».