«Se perdiamo perdiamo. Prendiamo atto che non siamo riusciti a convincere gli italiani», e in quel caso «credo che Renzi come ha già detto più volte andrà dal Capo dello Stato». Come succede da qualche giorno anche ieri il ministro Graziano Delrio – su Raitre, a Cartabianca – ha spiegato che se vincerà il No Renzi consegnerà le sue dimissioni al presidente Mattarella. Niente di strano: fino a qualche settimana fa il premier Renzi ha ripetuto fino allo sfinimento che in caso di sconfitta il suo governo non era «disponibile a galleggiare» e via annunciando dimissioni. Da qualche giorno però è partito il contrordine: non parla più del ’dopo’. O la prende alla larga, come ieri in un’intervista al Corriere della sera: «Se possiamo continuare a cambiare io ci sono. Se dobbiamo tergiversare e galleggiare sicuramente ci sono persone più brave». E questo non tanto, o non solo, grazie alla moral suasion di Mattarella che ha chiesto al presidente del consiglio di evitare drammatizzazioni. La ragione sembra un’altra: in questi giorni il premier sta leggendo con attenzione le interviste che rilasciano i notabili dei voti dem. Molti stanno spiegando, a lui a mezzo stampa, che non hanno alcuna intenzione di votare direttamente o indirettamente la fine della legislatura. Per primi lo hanno detto i democratici per il No, Bersani e Ditta, quaranta voti. A seguire anche il ministro Franceschini, che ne controlla una sessantina, e che lo invita a restare comunque sulla tolda di comando. Fra loro il ministro Delrio, pure indicato come possibile successore di Renzi a Palazzo Chigi (ipotesi da lui smentita). Ma qualche volta la verità sfugge: così ieri è successo allo stesso Delrio, che poi ha dovuto rettificare – «precisare» – le sue frasi con una nota del ministero. Renzi andrà da Mattarella, dunque, ma con queste parole «il ministro ha inteso la disponibilità a valutare il percorso». Insomma in caso di sconfitta Renzi salirà al Colle a dimettersi. Ma poco poco, con tocco lieve, giusto il tempo per scendere e continuare a governare.