Tante belle parole da Angela Merkel e Matteo Renzi, con slogan come “uniti contro i muri” e “Schengen non si tocca”. Ma di soldi per i migranti si parla poco. E quando se ne parla, la cancelliera tedesca boccia l’idea italiana di mettere in cantiere gli eurobond. Sarebbe meglio, osserva Merkel, andare a prenderli dal bilancio Ue. Se ne riparlerà al Consiglio dell’Unione di giugno.

Al presidente del consiglio, padrone di casa a palazzo Chigi, tocca fare buon viso a cattivo gioco: “A me interessa il risultato. Non importa se è con gli eurobond o no, l’importante è che il migration compact dia le risorse per aiutare l’Africa”. Ma anche questa sarà un’impresa, a giudicare da quanto sta succedendo a Bruxelles, dove il “gruppo di Visegrad” (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) è sulle barricate contro le quote obbligatorie di rifugiati, e contro le multe per chi non le rispetta.

Stringi stringi, i due primi ministri si trovano in sintonia sulla strategia di arginamento del flusso migratorio fuori dalla Fortezza Europa. A riprova, ecco Renzi: “Siamo impegnati perché l’accordo con la Turchia possa essere ulteriormente incoraggiato e implementato”. Più chiaro di così.

Pieno accordo fra Italia e Germania anche contro la minaccia – elettoralistica – di una chiusura delle frontiere austriache al Brennero: “Io farò il possibile perché non vengano chiusi – spiega la cancelliera – non possiamo chiudere i confini che non sono confini esterni”. Mentre Renzi usa le parole del Salvini austriaco Strache (“Renzi e Merkel scafisti di Stato”) come un judoka: “Chi ha visto le immagini dei bambini morti nelle stive delle navi sa che sentirsi dare degli scafisti è una frase vergognosa, che dovrebbe far riflettere le tante persone per bene in Austria”.

Duetto finale: “Germania e Italia convergono su un approccio all’immigrazione che sia carico di valori umani e di dignità, e in grado di offrire una proposta politica dell’Ue credibile e di lungo periodo”. Intanto per i migranti c’è il containment in Turchia