Il potere d’acquisto delle famiglie, il reddito reale, è aumentato nel terzo trimestre 2016 dello 0,1% sul trimestre precedente e dell’1,8% su base annua.

Lo ha rilevato l’Istat secondo la quale il reddito disponibile delle famiglie è aumentato in termini tendenziali dell’1,9% (+ 0,2%) rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%. La pressione fiscale è calata nel terzo trimestre del 2016, ma resta alta: al 40,8%. La riduzione è di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel terzo trimestre il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 2,1%, (+0,1 punti percentuali) rispetto allo stesso trimestre del 2015. Guardando il dato cumulato dei primi tre trimestri, l’indebitamento netto si è attestato al 2,3% del Pil, in calo a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente (era al 2,6%). La propensione al risparmio delle famiglie si attesta al 9,3%, in calo (-0,1%) rispetto al trimestre precedente.

 

La lievissima flessione congiunturale della propensione al risparmio rispetto al trimestre precedente deriva da una crescita dei consumi finali di poco superiore a quella del reddito delle famiglie (0,3% e 0,2%).
Variazioni in uno scenario di deflazione e di crescita senza domanda né occupazione fissa che hanno spinto vari esponenti del Pd a celebrare la vittoria postuma della renzinomics. Debora Serracchiani (Pd) sostiene, come altri del Pd e del governo, che i dati Istat «confermano una tendenza positiva per l’economia del Paese». «La pressione fiscale in Italia cala troppo lentamente: il nuovo governo riduca le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati» sostiene Domenico Proietti (Uil). L’incremento del reddito reale e del potere d’acquisto, certificati dall’Istat, «viene nei fatti vanificato dalla disoccupazione» sostengono Adusbef e Federconsumatori.