«Tripoli: ’Agite o l’Is arriva a Roma’ », così ieri l’apertura del quotidiano «la Repubblica». Una grossolana bugia, non in un box a margine di pagina ma nel titolone della prima.

Perché il governo che appoggia i raid aerei dell’Egitto è quello di Tobruk, quasi al confine con l’Egitto, sostenuto dalle truppe del generale Haftar e, manco a farlo apposta, riconosciuto dal Cairo. Lo guida Abdullah al Thani che infatti chiede all’Occidente un’offensiva aerea per stanare i «jihadisti che controllano Tripoli, altrimenti la minaccia dilagherà nei Paesi europei e specialmente in Italia».

Al contrario, il governo di Tripoli della coalizione islamista Fajr Libya, guidato da Omar al Hassi ha condannato l’intervento egiziano e ha invitato a manifestare «contro i raid del terrorista Abdel Fattah al Sisi e la sua aviazione».

Un governo così insignificante quello di Tripoli che ieri, con le forze di Misurata, ha riconquistato Sirte alle milizie dell’Is. Insomma, la situazione è un po’ più complicata della semplificazione «repubblicana».

Se però “l’errore” è stampato nel titolo di prima pagina, è difficile pensare a un refuso, piuttosto sembra una intenzionalità politica, verso i lettori e, visto il peso del giornale, verso il governo.

Che è pressapoco questa: se lo dicono anche le autorità del governo libico, che stiamo aspettando? Del resto era la stessa titolazione in studio della sera prima a Porta a Porta, con un Vespa post-Sanremo, tra neostrateghi e cartografie belliche. Mentre si chiude in bellezza. Va in onda infatti in tv il «puntuale» seriale su Oriana Fallaci che gronda giornalismo eroico.

E allora risuona nelle redazioni l’interrogativo della famosa inviata: «Possibile che per sentirmi viva debba vedere gli altri che si ammazzano?».