Nuova crisi diplomatica tra Caracas e Washington, nonostante il recente scambio dei reciproci incaricati d’affari. Questa volta il casus belli arriva dall’isola di Aruba, situata nel mar caraibico a nord del Venezuela, appartenente al regno dei Paesi bassi. Ad Aruba è stato arrestato il generale Hugo Carvajal, console venezuelano, su mandato di cattura statunitense: per narcotraffico e complicità con la guerriglia marxista colombiana delle Farc.

Carvajal è stato uno degli uomini di maggior fiducia del defunto presidente venezuelano Hugo Chavez. Lo ha accompagnato per vent’anni a partire dalla ribellione civico-militare del 4 febbraio 1992. Come capo dell’intelligence militare tra il 2004 e il 2009, insieme all’attuale ministro degli Interni, Miguel Rodriguez Torres, ha sventato diversi piani eversivi ai danni del presidente. Le accuse contro di lui si basano sul famoso computer di Raul Reyes, il dirigente delle Farc ucciso nel marzo del 2008 durante un attacco aereo realizzato dalle forze armate colombiane su territorio ecuadoriano, a Sucumbios: una delle tante operazioni mirate finanziate dai fondi neri immessi da Washington nel pozzo senza fondo della “sicurezza”, hanno rivelato i file del Cablogate e del Datagate pubblicati da Assange e da Wikileaks.

Dal computer di Reyes è da allora uscito di tutto, ma anche la Corte suprema di giustizia della Colombia non ha ritenuto di poter usare come prove i file che sarebbero stati estratti dal computer e custoditi per giorni in modo illegale. In quegli anni, tra l’allora presidente colombiano Alvaro Uribe, spalleggiato dal suo ministro della Difesa (l’attuale capo di stato Manuel Santos) e Chavez erano polemiche quotidiane: insieme alla senatrice colombiana Piedad Cordoba, il presidente venezuelano aveva avviato un processo di mediazione in vista di arrivare a una soluzione politica per il cinquantennale conflitto armato colombiano. Uribe faceva fuoco e fiamme per continuare sulla via militare.

Carvajal è anche accusato di aver favorito un narcotrafficante colombiano appartenente a uno dei più importanti cartelli della droga, il Norte del Valle, che si era stabilito in Venezuela per sfuggire alla legge, e che in seguito è deceduto. «Gli Stati uniti vogliono screditare il nostro governo, diffondendo l’idea che siamo uno stato fuorilegge», ha dichiarato il ministro Torres, e ha giudicato illegale e arbitraria a detenzione del console: «viola la Convenzione di Ginevra sulle relazioni diplomatiche, riconosciuta da entrambi gli stati», ha detto. Il presidente del parlamento, Diosdado Cabello, ha per parte sua affermato che, durante i 9 anni in cui il generale ha diretto l’intelligence militare, uno dei maggiori risultati ottenuti è stato il sequestro di ingenti quantità di droga: «Da quando abbiamo rotto gli accordi con la Dea, la maggiore transnazionale della droga – ha detto Cabello – qui in Venezuela abbiamo sequestrato droga e arrestato trafficanti come mai prima». Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro ha annunciato azioni internazionali e, in un primo tempo, sembrava ci fosse l’intenzione di sospendere il traffico aereo con l’isola olandese. Ma la decisione è poi rientrata.

Anche il Tribunal Supremo de Justicia ha condannato la detenzione del console, appellandosi alla Convenzione di Vienna. Per i magistrati di Aruba, però, la nomina del console venezuelano non era ancora stata riconosciuta dalle autorità olandesi, e dunque la detenzione è valida. Ora, gli Stati uniti hanno tempo 60 giorni per formalizzare la richiesta di estradizione.

Intanto, a Caracas – dov’è iniziato il III Congresso del Partito socialista unito (Psuv) – sono state arrestate 4 persone, accusate di far parte di un’organizzazione eversiva denominata Movimiento Resistencia.