Fiumicello (Flumisin) ieri era immobile nell’attesa dell’ultimo saluto a Giulio Regeni.

Qui le vie si chiamano Primo maggio, Fratelli Rosselli, Antonio Gransci, Falcone e Borsellino. La centrale via Gramsci a un certo punto è stata bloccata per due ore per permettere l’afflusso.

Lutto non solo cittadino ma di tutta la provincia di Udine che ha fermato per un’ora ogni attività.

Questo è il paese originario e di vita di Giulio Regeni che ieri, dopo la straordinaria, partecipata e silenziosa cerimonia, è come se fosse tornato per stare assieme alla sua famiglia. A riattraversare i luoghi da dove partiva per le sue ricerche sul mondo.

Un cielo livido, poca pioggia ma tanto freddo. Anche la rabbia sembrava fredda. Un piccolo squarcio di sole incredibile s’è intravisto a pochi minuti dall’inizio della cerimonia d’addio.

Tanti, tantissimi dentro la palestra disposta per l’onoranza funebre. Tanti, tantissimi fuori. Tra il pianto e l’incredulità delle persone colpite al cuore da questa morte che ha squassato ogni casa.

Noi c’eravamo, per testimoniare «di persona», così aveva chiesto del resto la famiglia perché tutti abbandonassero vessilli e simulacri per restare semplicemente umani.

Per testimoniare il dolore che anche noi proviamo per la sua così crudele e tragica scomparsa. Perché sentiamo la perdita di Giulio come una ferita nostra, un delitto che, per tante ragioni, ci ha direttamente colpito.

Fuori ancora nel freddo, arrivavano le parole dell’altoparlante di chi salutava Giulio Regeni dentro la palestra, frammiste all’aria aperta a quelle immediate e a mezza bocca di chi quasi ammutoliva e piangeva.

Maledetti, nemmeno i nazisti si accanivano così contro un corpo inerme, contro un giovane innocente in cerca di verità e giustizia. Ma «per cambiare il mondo», hanno insistito ragazze e ragazzi accanto.

Un lungo addio che ha voluto tracciare ancora una volta una strada di pace, con i rappresentanti della comunità musulmana e di quella ebraica uniti nella preghiera. Facendo sgombra la via del perdono e della riconciliazione, con la disperata compostezza della famiglia, con le parole, italiane e inglesi, di chi è venuto da vicino e da lontanissimo a salutarlo.

E tanti giovani, mai così tanti e tutti uniti a dire: «Non è giusto».

Addio Giulio, sarà impossibile dimenticarti. Faremo della ricerca della verità e della giustizia su questa giovane vita spezzata da crudeli assassini, una ragione in più per esistere e resistere.

Con questa promessa, anche nell’amarezza dei malintesi che siamo sicuri di chiarire assieme, abbracciamo Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori di Giulio, con tutta la famiglia.

Restiamo umani.