Ho conosciuto Predrag Matvejevic a Zagabria, a una cena ufficiale in cui era presente anche il noto poeta Jure Kastelan. Poi è arrivato a Roma per ricevere il premio Feronia per il libro«Mondo ex» e su invito della Sapienza anche la cattedra di Slavistica nel 1994. Abbiamo cominciato a frequentarci e siamo diventati grandi amici insieme a sua moglie Mirjana. Sono stati, infine, anche i miei testimoni di nozze. In tutto questo periodo ho potuto constatare il grande legame che li univa.

Mira non è solo sua moglie, era anche colei che ha rivisto (essendo stata redattrice a radio Zagabria) tutti i suoi testi scritti in croato. Insieme a lei, che lo incoraggiava sempre e nei momenti più difficili, che non erano pochi, sono nati il famoso «Breviario Mediterraneo», «Epistolario dell’Altra Europa», «Mondo ex», «Tra asilo ed esilio», «L’altra Venezia», «Pane nostro» e moltissimi altri. Sempre alcuni passi dietro a lui, nell’ombra. Così per quarantacinque anni.

È nota la biografia di Matvejevic. Nato a Mostar nel 1932, di padre russo e madre croata, dopo essere stato docente di letteratura francese all’università di Zagabria ha insegnato, emigrando in Francia, alla Nuova Sorbona Parigi III, per ragioni politiche mentre i nazionalismi distruggevano in guerra la Jugoslavia.

09 est1 predrag intervista

Predrag ha sempre amato definirsi «jugoslavo.

Per la sua attività di scrittore ha ricevuto numerosi premi in Italia e all’estero. Il governo francese gli ha conferito la Legion d’onore e il presidente della Repubblica italiana la cittadinanza onoraria del nostro paese.

Dopo che ebbe concluso il suo lavoro all’università di Roma (prolungato per cinque anni su richiesta della facoltà) Predrag e Mira mi dissero che volevano tornare «a casa». I primi tempi sono stati belli, la loro casa a Zagabria si trova in pieno centro. Ci sentivamo spesso al telefono. Ogni tanto la voce dissidente di Predrag si udiva, ma nell’insieme era contento di stare nella sua città.

Poi si è ammalato. La sua salute si è notevolmente aggravata. Al telefono Mira era disperata. Lo ha portato all’ospedale “Rebro” dove, dopo le prime cure, i medici stessi le hanno consigliato di spostarlo alla casa di cura privata per anziani e non autonomi “Godan“, dove loro stessi ricoverano i propri congiunti e genitori.

In questa casa Matvejevic vive ora, in condizioni ottimali considerato il suo stato.

I medici sono sempre presenti, a differenza di altre istituzioni simili dove i medici vengono poche volte alla settimana, ha un’infermiera a disposizione giorno e notte. È spesso lucido, ogni tanto detta qualche riga alla moglie, che lo visita tutti i pomeriggi, è sereno e si trova in un ambiente familiare.

Non si tratta di un ospedale psichiatrico come alcuni hanno scritto sui giornali italiani, ma di una casa di cura adeguata alla sua età. In ogni caso, né lui lo vorrebbe, né potrebbe essere spostato da questa struttura nelle condizioni in cui si trova.

Conosco bene Predrag e la sua modestia. A lui non può davvero interessare che la casa di cura sia una clinica di lusso, importante è soprattutto il trattamento medico. In Italia conta talvolta più il confort alberghiero che la buona medicina ospedaliera. Nell’ex Jugoslavia che Predrag e io abbiamo conosciuto è il contrario.

Lo visitano numerosi amici e personalità, ovviamente quando si sente di poterli ricevere. Umberto Eco e Claudio Magris (quest’ultimo anche suo grande amico) hanno proposto Predrag per il Nobel.

Una simile proposta fatta da scrittori di questo livello è già una grande vittoria. A chiunque venga assegnato questo ambito premio, per Predrag Matvejevic sarà un onore essere stato candidato.

Per ora, lasciamolo vivere in pace e rispettiamo la sua privacy.

* L’autrice è la traduttrice di tutta l’opera di Ivo Andric (I Meridiani, Einaudi)