L’ambasciatore russo in Francia, Alexandre Orlov, ha confermato che il secondo pilota russo sarebbe sano e salvo nei pressi un base russa in Siria. Secondo le prime ricostruzioni i piloti di Mosca non avrebbero ricevuto alcun avvertimento da parte della Turchia, poco prima di essere abbattuti a bordo dei loro caccia. Ci sarà tempo per capire, anche se è piuttosto scontato che ci ritroveremo di fronte a due versioni che non si incontreranno mai, quella russa e quella turca.

Ma quello che conta, adesso, sono le reazioni alla sciagurata decisione di Ankara di porsi – all’improvviso – al centro dell’attenzione mondiale con l’abbattimento del jet dell’esercito di Putin. Si tratta di analizzare dichiarazioni e decisioni che sembrano rimanere in bilico tra la voglia di una vendetta russa, che per quanto legittima potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione, e la necessità di mediare con parole, incontri, in nome del «nemico comune», che poi sarebbe l’Isis; si tratta di un particolare che forse Obama, Hollande e Merkel (e se passa da quelle parti pure Renzi) dovrebbero spiegare un po’ meglio a Erdogan.

Per quanto riguarda il «post abbattimento»: se si è sempre sostenuto che la guerra in Siria è in realtà un conflitto per procura tra Iran e Arabia Saudita, Mosca risponde alla Turchia seguendo le stesse linee strategiche, ovvero colpendo l’Ucraina. Ieri Gazprom ha fatto sapere di avere interrotto le forniture di gas all’Ucraina finché non arriveranno nuovi pre-pagamenti. Lo ha reso noto il boss Alexiei Miller, precisando che è già stato consegnato a Kiev tutto il metano già pagato e che non sono giunte nuove richieste. Kiev non poteva stare a guardare: Poroshenko ha deciso di vietare lo spazio aereo nazionale a tutte le compagnie russe, senza eccezioni, per evitare «provocazioni».

Kiev aveva già bandito i voli diretti tra i due paesi a fine ottobre e Mosca aveva risposto in modo analogo ma fino ad oggi gli aerei civili russo potevano sorvolare l’Ucraina in transito. Questa notizia sul gas non poteva che destare qualche preoccupazione in Europa ma «la Commissione Ue non ha nessuna preoccupazione particolare per quanto riguarda i flussi di gas dalla Russia verso l’Ucraina e non ha ulteriori commenti da fare» ha specificato una portavoce dell’esecutivo comunitario.

Anzi, pare che le riserve di gas di Kiev siano perfino più piene (16,5 mld di metri cubi) dell’anno scorso nello stesso periodo: «I flussi di gas verso l’Ue sono normali», ha aggiunto la portavoce della Commissione, ricordando inoltre che «a novembre le condizioni meteo sono state piuttosto buone e i consumi sotto la media». Per questo «consideriamo che non ci siano problemi per il momento», ha concluso la portavoce, aggiungendo che «il pacchetto invernale» per le forniture di gas tra Russia e Ucraina negoziato dalla Commissione Ue «è al momento applicato» dato che prevede che «qualsiasi fornitura di gas a Kiev debba essere prepagata».

Per quanto riguarda Mosca e Ankara, siamo ai ferri corti, ma la sensazione è che l’incidente possa rientrare in tempi ragionevoli. La Turchia «non intende aggravare le tensioni con la Russia, paese che Ankara ritiene amico e vicino», ha sottolineato il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu. «Non abbiamo intenzione di mettere in pericolo le relazioni con la Federazione russa», ha ribadito.

In precedenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva affermato, nel corso di un forum economico a Istanbul, di non volere «una escalation» di tensione con Mosca. E mentre si attende per oggi l’incontro tra Putin e Hollande, ieri proprio l’ambasciatore russo in Francia ha specificato che «una coalizione contro l’Isis è ancora possibile per pianificare i bombardamenti». Alexandre Orlov ai microfoni di Europe 1 ha poi spiegato che la questione, e in particolare la creazione di uno stato maggiore comune, sarà discussa nell’incontro tra i presidenti Hollande e Putin.