Sto tornando al cohousing ed al lavoro dopo un periodo di riposo e viaggio. Sono ancora tutti via. Solo l’Ernesto è rimasto a casa ad accudire animali e terra: il mondo l’ha già girato e dice che è proprio quando ci si ferma che cominciano i viaggi più interessanti. Amo i viaggi per campeggi ed il camminare, che oltre che salutare, ha qualcosa di sacro. La narrazione magica del viaggio è sempre quel partire, incontrare, rischiare, cadere, rialzarsi, tornare. Al cohousing siamo orgogliosi di abitare sulla Via Francigena, strada di pellegrinaggio: ci sentiamo anche noi in un cammino di ricerca.

Sempre più mi appassionano viaggi nelle Comunità umane, religiose e laiche, che abbiano per obbiettivo valori di pace e solidarietà. Per affascinarmi alla natura mi basta alzare gli occhi al cielo dietro nuvole e vento. Invece nelle comunità percepisco un bene prezioso e vitale, ancora da approfondire, valorizzare, a cui educarsi. Sono stata a Taizè. La Comunità di Taizé è una comunità cristiana fondata nel 1940 da frère Roger. In quegli anni Taizè è una manciata di case nella Borgogna, ai margini della Francia occupata dai nazisti, vicina a più frontiere.

Nel suo isolamento la Comunità accoglie rifugiati, nasconde ebrei , nella condivisione di quel poco che ha. Nel tempo si ingrandisce. I suoi tratti distintivi sono vita frugale, ricerca di spiritualità, impegno umanitario in diverse realtà del Terzo Mondo e da sempre accoglienza e ascolto ai giovani. La disordinata gioventù della contestazione del’68 francese si riversa a Taizè per cercare nuova fede e motivazioni. E la collina di Taizé viene attrezzata con tende e coperte per accogliere tutti. Nella settimana di Pasqua del ’71 si ritrovano 6500 giovani di 40 nazionalità. Oggi giovani dal mondo intero si incontrano a Taizé, a rappresentare più di settanta nazioni. Meditano sulla vita interiore e la solidarietà umana. Cercano di scoprire un senso nella loro vita.

Mi ha colpito nella messa domenicale, in una chiesa con quasi 1500 persone, il silenzio, i canti e le preghiere in tutte le lingue, la semplicità, i tanti bambini. Sto tornando al cohousing da Taizè, quando nella notte il terremoto del Centro Italia, un’altra volta, ancora, seppellisce case e persone.
Ma ancora, di nuovo, in questo dolore, compare quel valore e senso di comunità come presenza fatta di empatia, solidarietà, di quel sentire comune di cittadinanza, di giovani e volontari che arrivano da ogni luogo. Presenza fatta di gesti, di mani che scavano nelle macerie. Presenza così preziosa quando il terremoto arriva poi anche nella mente e nel cuore.