Raccogliere cinquantamila firme per cancellare il pareggio di bilancio in Costituzione, entro il prossimo aprile: è l’obiettivo di «Col pareggio ci perdi», campagna sostenuta da decine di associazioni e comitati locali, da Arci alla Fiom, da Legambiente a Sbilanciamoci e Unione degli studenti. Il comitato promotore, guidato da Stefano Rodotà, ieri ha fatto il punto a Roma, in un dibattito che ha visto protagonisti i segretari generali di Cgil e Fiom, Susanna Camusso e Maurizio Landini.

Secondo Landini, «è fondamentale mettere a frutto la partecipazione che si è vista negli ultimi mesi, con il 25 ottobre e poi con lo sciopero generale, e allargarla oltre il sindacato: anche a tutti quei soggetti che hanno animato la ‘Via maestra’ del 12 ottobre 2013, e non solo a loro».

Un nuovo partito della sinistra? Il segretario Fiom non lo dice esplicitamente, ma è chiaro che la preoccupazione è quella di dare una qualche rappresentanza al mondo del lavoro. E non a caso la campagna è appoggiata da Sel, Prc e Altra Europa con Tsipras, e nel pubblico ci sono parlamentari come Stefano Fassina e Giorgio Airaudo.

Quindi la mobilitazione «deve continuare»: «Lo sciopero non era solo un modo di dire ‘noi ci siamo e finisce qua’ – aggiunge il segretario Fiom – Né mi illudo che l’incontro previsto domani a Palazzo Chigi (oggi con Poletti sul Jobs Act, ndr) possa cambiare radicalmente le cose. Ma appunto per questo dobbiamo continuare insieme, anche per sostenere altre iniziative importanti, come la proposta di legge Cgil sugli appalti».

Anche per Susanna Camusso è fondamentale «continuare la mobilitazione, in forme diverse»: «Perché mi rifiuto di pensare – spiega – che tutto è concluso con l’approvazione del Jobs Act e della legge di stabilità».

L’incontro a Palazzo Chigi, per la segretaria Cgil «è la prima smentita di quella narrazione, e insieme il primo risultato dopo lo sciopero: certo non mi faccio illusioni che il governo abbia cambiato idea e che noi riscriviamo i decreti delegati, ma insomma c’è un primo passo».

Netto no, però, da parte di Camusso, all’idea che il sindacato possa farsi centro di una iniziativa di rifondazione della politica: «Il sindacato non deve farsi carico della rappresentanza politica – dice la leader Cgil – Noi diamo voce al mondo del lavoro, contribuiamo a riunificarlo: serve un sindacato confederale forte, che segnali che c’è bisogno di rimettere al centro il lavoro. Quindi niente cinghia di trasmissione o altri dibattiti antichi, non possiamo fare i supplenti di un’assenza».

Firmare per la proposta di legge sul pareggio, per Camusso è importante per tre ordini di motivi: «L’economia non può governare la politica. Non possiamo impedirci di fare investimenti pubblici. E il pubblico deve uscire dall’immagine negativa che gli attaccano addosso».

La direttrice de il manifesto Norma Rangeri, moderatrice del dibattito, passa la parola a Rodotà: e ricorda un’intervista a Renzi, durante i giorni del governo Monti in cui si approvava il pareggio in Costituzione, in cui l’attuale premier difende il pensiero liberista: «E ora siamo al re e alle reginette che governano con poca partecipazione del Parlamento e della società civile». «Siamo al re e alle principessine», replica con una battuta il costituzionalista, a indicare che Renzi non ha al momento oppositori, neanche interni.
Per questo, secondo il professore, si dovrebbe tornare a una centralità della politica: «Quando si approvò lo Statuto, si scrisse in Gazzetta ufficiale ‘disposizioni su dignità e diritti dei lavoratori’, e invece oggi è cambiato tutto: da Sacconi in poi si parla solo di ‘lavori’, qualcosa di neutro, una variabile del mercato che puoi manipolare».

Con Renzi, secondo Rodotà, si è andato ben oltre «i tentativi molto più modesti di Berlusconi e Monti, con le modifiche degli articoli 41 e 81, e l’introduzione dell’articolo 8: con il Jobs Act siamo alla cessione di sovranità non più solo all’economia, ma proprio all’impresa».

«Dobbiamo riconquistare i diritti – dice Rodotà – perché non sono mai acquisiti per sempre. Il sindacato non può essere soggetto di rappresentanza politica, ma pone dei problemi alla politica, e ricostruisce legami. Continuiamo tutti assieme, con questa raccolta firme sull’articolo 81, con la modifica dei regolamenti parlamentari per far arrivare le proposte di legge popolare a discussione certa, con la proposta di legge Cgil sugli appalti, e quella sul reddito minimo garantito».