Rodrigo Francisco ha 35 anni: è direttore del Festival di Almada, da quando, nel 2012 è morto, lo storico fondatore e direttore della manifestazione, Joaquim Benite. Con lui aveva cominciato a lavorare giovanissimo, come autore, traduttore, regista e perfino ufficio stampa della Compagnia e del teatro che questa gestisce. E del festival naturalmente. Studi classici di lingua e letteratura (una parte compiuta anche a Napoli), 5 lingue parlate, spesso in viaggio per l’Europa, e non solo, a vedere e scegliere spettacoli.

Il Portogallo rispetto all’Ue è un paese in controtendenza: a parte la Grecia, neanche in Spagna si riesce a fare un governo di sinistra. Voi invece lo avete: il suo arrivo al potere, ha cambiato qualcosa nei rapporti tra politica e cultura?

Il governo di sinistra è stato possibile perché c’è una nuova generazione «di sinistra»: il capo del governo Antonio Costa già quando era sindaco di Lisbona collaborava con i comunisti e con l’estrema sinistra. Rispetto alla cultura il comportamento dello stato non è cambiato molto, se si eccettua il fatto, certamente significativo, che la destra aveva abolito di netto il ministero della cultura, affidando l’incarico a un sottosegretario. Ora i socialisti hanno rimesso il ministero, ma ha a disposizione un budget inferiore a quello che gestiva prima. Le compagnie artistiche usufruiscono fino a fine 2016 di un finanziamento quadriennale, e aspettiamo ancora di sapere cosa succederà dopo. I livelli economici sono per noi quelli del 1997: 400 mila euro sia per le attività della compagnia di Almada sia per il Festival, e solo quest’ultimo ora ha un bilancio di 750 mila euro.

E coprite il disavanzo con gli sponsor privati o come?

C’è il sostegno della municipalità di Almada, che ha sempre sostenuto la compagnia da quando si è insediata qui, e un piccolo contributo di una sola fondazione, riservato ai progetti sui maestri internazionali. Il resto del budget viene dallo sbigliettamento al botteghino e dalle tournée della compagnia.

La città di Almada è sempre stata storicamente di sinistra, con un sindaco comunista, anche perché qui, separata da Lisbona solo dal Tago, sorgevano i gloriosi cantieri navali. Anche ora che questi sono praticamente chiusi, la città, rimasta di sinistra, sostiene energicamente la cultura.

Penso che sia abbastanza «normale» che una amministrazione di sinistra investa nella cultura come fattore di crescita dei cittadini. In Portogallo è molto chiaro che le città con esecutivi di sinistra hanno i teatri e le iniziative migliori e di maggior richiamo. Ci sono altre città che magari spendono anche di più nel settore, ma poi appare evidente che puntano solo sull’intrattenimento, e sullo svago senza pensiero per i propri abitanti.