Una densa colonna di fumo nero si è alzata ieri pomeriggio alle 15, da un deposito della ditta BH (che commercializza oggetti per la casa in plastica) gestito da commercianti cinesi nella zona di Gianturco, proprio accanto ai binari che portano alla Stazione centrale di Napoli. Il rogo ha coinvolto anche il capannone della Italmatic group, che si occupa di distribuzione automatica di bibite e snack, gestito da italiani. A generare l’esplosione sarebbero state alcune bombole di gas presenti nei capannoni. L’incendio è cresciuto nell’ora successiva, rendendo l’aria irrespirabile e, probabilmente, carica di diossina. L’Arpac ieri ha iniziato i rilievi. Sono dovuti arrivare rinforzi da Salerno per spegnere le fiamme.

«Migliaia di persone hanno respirato chissà quali e quanti veleni – commentano i deputati campani del M5S -. Serve immediatamente un monitoraggio sanitario almeno dei residenti per evitare un disastro annunciato». A pochi metri di distanza mercoledì era bruciato un deposito abusivo di rifiuti in pieno centro, a via Rosaroll. Anche allora una nube di fumo nero aveva avvolto la zona intorno via Foria. Un mese fa ancora a Gianturco è andato in fiamme un capannone a via Ferraris: distrutti tre negozi gestiti da asiatici.

Napoli brucia e continua a bruciare anche l’hinterland. Da mesi le discariche sotto sequestro nell’area di Giugliano finiscono nel mirino dei piromani. Ieri mattina ad andare a fuoco è stata la Resit, cava Z, sversatoio gestito da Cipiano Chianese, «il re dei rifiuti» del clan dei Casalesi, che ha smaltito illegalmente scorie tossiche industriali per oltre un decennio. L’invaso è sotto sequestro giudiziario, l’incendio non sarebbe stato accidentale. La scorsa settimana era andata in fiamme nella stessa zona la discarica Schiavi (anche questa sotto sequestro), un incendio appiccato in più punti. A fine giugno un’altra sezione della Resit, quella confinante col comune casertano di Parete, era stata data alle fiamme.

Il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, nei giorni scorsi aveva lanciato una campagna di mobilitazione sui social: «Renzi, è giunto il momento di mantenere la parola data. La Terra dei fuochi continua a bruciare». Si attendono i fondi promessi dagli ultimi tre governi. L’anno scorso l’ex governatore Stefano Caldoro aveva annunciato 40 milioni per la bonifica dell’area ex Resit di Giugliano e dei laghetti di Castelvolturno, per un totale complessivo di 260 milioni per le bonifiche in Campania. Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania, commenta: «Le fiamme dell’ecomafia bruciano nella Terra dei Fuochi, in gioco potrebbero esserci i grandi affari delle bonifiche. Non ci sono dubbi che gli ecocriminali siano interessati all’affare. Il rischio è che chi ha distrutto il territorio sia chiamato a risanarlo». Secondo l’ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente, sul fronte dei rifiuti dopo la Puglia troviamo la Campania con 896 reati. Napoli è seconda dopo Bari con 462 reati.