Dopo un corteo di ventimila persone che sabato 19 marzo hanno manifestato contro sgomberi e sfratti, ieri il Commissario di Roma Capitale Francesco Tronca ha pensato di sgomberare il centro sociale Auro e Marco nel quartiere di Spinaceto, dopo avere fatto sigillare l’aula studio in via Largo Cannella. Idranti e camionette erano pronte a intervenire nella sezione della spina centrale che domina il quartiere, quella che avrebbe dovuto diventare un centro di servizi e che è stata abbandonata allo spaccio, al degrado, alla violenza. Fino a quando, il 28 marzo 1992, studenti, cittadini ed ex attivisti di Autonomia Operaia l’hanno occupato.

Questa storia di auto-recupero e auto-organizzazione di un «bene comune» ha 23 anni e ieri ha rischiato di svanire nel nulla. La palestra popolare, l’aula studio, i corsi di recupero e i laboratori di scrittura, il tessuto di prossimità e di comunità in un quartiere dopo l’Eur, e oltre il grande raccordo, hanno rischiato di tornare un deserto in un territorio disconnesso e a canone di mercato. Espressione idiomatica, quest’ultima, del nuovo regime discorsivo della Roma commissariata. Auro e Marco, insieme a Esc, La Torre, Corto Circuito, Casale Falchetti e altri 800 spazi e associazioni rischiano lo sgombero per essere rimessi sul mercato. Lo ha stabilito la delibera 140, eredità della giunta di «centro-sinistra» di Ignazio Marino.

*** Moratoria giubilare di sfratti e sgomberi a Roma

Oggi Tronca intende ricavare da queste operazioni, come dall’«Affittopoli» nel centro storico, 15 milioni di euro all’anno, per i prossimi tre. La mercificazione degli spazi sociali – che hanno chiesto la regolarizzazione senza ottenerla nell’ambito della delibera 26 voluta da Rutelli nel 1995 – è stata stabilita nelle 740 pagine del documento unico di programmazione (Dup) 2016-2018 approvato da Tronca. Ad Auro e Marco sono stati chiesti 6 milioni di euro per l’indennizzo d’uso. Una cifra basata sul calcolo retroattivo a canone di mercato realizzato su una metratura triplicata. Non male per un ex centro commerciale, abbandonato dai primi anni Ottanta, in un territorio dove nessuna attività potrebbe guadagnare tanto. Il destino è la chiusura eterna. Contro questa richiesta è in ballo un ricorso al Tar nel quale si evidenzia come la richiesta della Corte dei Conti sia inapplicabile perché l’immobile non sarebbe accatastato.

La risposta della rete di movimenti e associazioni «Roma Comune» è stata determinata. In centinaia si sono schierati a difesa di Auro e Marco. Le forze dell’ordine si sono ritirate. L’aula studio è stata disigillata. Il comunicato di risposta all’operazione non si perde in giri di parole: «Avete capito male. L’intervento della polizia municipale è un’inaccettabile provocazione». Si parla di «resistenza organizzata e mutualistica che tutti gli spazi sociali hanno intenzione di opporre contro ogni tentativo di sgombero». «Tronca è il diretto responsabile della provocazione».

I movimenti leggono anche uno scontro politico in atto tra il commissario e il municipio che con il suo presidente Santoro si è opposto allo sgombero. Sembra che l’operazione fosse ignota anche alla prefettura. «Non intendiamo essere oggetto dei posizionamenti ambigui di un potere frammentato e delegittimato». Solidarietà ai movimenti è arrivata da Smeriglio, Peciola, Zaccagnini e dal candidato sindaco Fassina (Sinistra Italiana). Per la cronaca, questo episodio è avvenuto nella giornata in cui il Commissario Tronca ha detto: “Più conosci Roma e più la ami. La Capitale ha bisogno di essere valorizzata e di riprendersi la sua storia”. In questo caso, “valorizzazione” è un concetto che si presta a diverse interpretazioni. Quella della privatizzazione e del mercato è una delle possibili. Non l’unica.