Turchia e Russia cementano con bombardamenti aerei congiunti la loro alleanza in Siria, considerata innaturale appena qualche mese fa. Ieri le forze aeree russe e turche hanno effettuato assieme 36 raid contro l’Isis ad el Bab, nella provincia di Aleppo. Ad annunciarlo è stato un portavoce dello Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, che ha spiegato che tutti gli obiettivi erano stati concordati dai due Stati maggiori. Rudskoi ha lasciato capire che il coordinamento militare tra Mosca e Ankara procede bene e andrà avanti. Le due parti appaiono ben coordinate anche in diplomazia, in vista dei negoziati sulla Siria che si apriranno la prossima settimana ad Astana, con la partecipazione di rappresentanti di Damasco e delle opposizioni. Non si può dire lo stesso dei rapporti tra Mosca e Tehran. L’Iran, a differenza della Russia, è contrario alla partecipazione di Washington al vertice di Astana. «Non abbiamo invitato gli Stati Uniti e ci opponiamo alla loro presenza ai colloqui», ha dichiarato il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif prendendo le distanze dal suo omologo russo, Serghiei Lavrov, che ha detto di ritenere opportuna la presenza anche di Usa e Onu. Lavrov ha anche detto di non opporsi alla partecipazione ai negoziati di Mohammed Alloush, leader del gruppo jihadista Jaysh al Islam, sponsorizzato dall’Arabia saudita, che in passato Mosca aveva definito un’organizzazione terroristica. Il governo siriano invece è contrario alla partecipazione del Qatar e dell’Arabia Saudita. Intanto, secondo i russi, oltre 2.200 miliziani avrebbero deposto le armi nella Wadi Barada, dove i qaedisti di an Nusra hanno bloccato per settimane la rete idrica e lasciato buona parte di Damasco con pochissima acqua. Non è chiaro se la rinuncia alle armi dei miliziani sia collegata all’offensiva dell’esercito siriano in quella regione.