Lo zar di via Bellerio non perdona. Sembra quasi che voglia strafare per costringere il sindaco di Verona a fare le valigie. Non solo Flavio Tosi ha tempo fino a lunedì prossimo per decidere se sciogliere la sua fondazione o lasciare la Lega Nord, ma anche i suoi fedelissimi rischiano l’espulsione immediata. Il consiglio federale lo ha messo nero su bianco. Sono poche righe, “con obbligo di affissione in tutte le sedi”, che da oggi campeggiano nelle stanze delle segreterie regionali e provinciali: “Con decorrenza lunedì 9 marzo, l’iscrizione o l’adesione alla Fondazione che fa capo a Tosi è incompatibile con la qualifica di socio ordinario della Lega nord”. Prendere o lasciare.

Flavio Tosi non è tipo da farsi umiliare ma non ha più margini di manovra, può solo procedere alla conta dei parlamentari della Liga veneta che sarebbero disposti a seguirlo nell’eventualità di una clamorosa rottura. Ha definito “inaccettabile” la decisione di affiancargli un commissario per le elezioni regionali, non desidera “aiuti” da Milano per mediare con il candidato a governatore Luca Zaia.

 

Dunque, dice chi lo conosce bene, sembrerebbe disposto a rompere. Ma sono solo parole. Come quelle di Matteo Salvini, che si permette di parlare come il gatto e la volpe: “Spero che Tosi – ha maramaldeggiato su Radio Padania – farà grandi cose insieme a noi. E’ un ottimo sindaco, ha cambiato Verona come un calzino, per lui ci sarà spazio, basta che nessuno litighi con qualcun altro. La gente chiede fatti, non parole e nessun litigio”. Come direbbe un altro Matteo, dovrebbe stare sereno.

 

L’espulsione, o auto espulsione, di Flavio Tosi non sarebbe una novità nel partito che fu di Umberto Bossi, che per sua natura impostò fin dalle origini un movimento a vocazione autoritaria (furono cacciati Vittorio Aliprandi, Gianfranco Miglio, Irene Pivetti e Rosy Mauro). Questa volta però, considerato lo spessore dell’eventuale epurato, potrebbe profilarsi la scissione della Liga veneta, questo sì un fatto inedito che manderebbe in frantumi la Lega delle origini fondata sull’asse tra lombardi e veneti. Un rischio che Matteo Salvini però sembra disposto a correre, anche perché in questa fase Flavio Tosi sembra piuttosto isolato.

 

Se andrà in porto, come sembra, la “nuova” alleanza per il Veneto tra Lega e Forza Italia, al sindaco di Verona non resterebbe altro che tentare una lista con Ncd e magari Corrado Passera. Poca roba rispetto al sogno di spostare l’asse della nuova Lega verso il centro in antitesi alla svolta a destra di Matteo Salvini, una opzione poco comprensibile con il partito in ascesa nei sondaggi. Dice il capo, “fuori dalla Lega non si va da nessuna parte”, mentre il docile Roberto Maroni recita volentieri la parte del carabiniere cattivo: “Chi non rispetta le nostre decisioni è fuori”. In mezzo, c’è l’arbitro, quel Gianpaolo Dozzo, commissario, che Tosi ritiene “inaccettabile”. Solo lui, per dovere, crede ancora nella mediazione: “Troveremo una soluzione e un accordo sulle liste”.

 

Nel frattempo, in attesa di sapere cosa farà da grande il sindaco ribelle, la Lega ogni giorno non perde occasione per far parlare di sé, con argomenti odiosi e disarmanti. Da una parte c’è Salvini che domina la scena limitandosi a dire che “a Bruxelles c’è ben peggio di Mussolini”, e dall’altra ci sono i leghisti della Regione Lombardia che dicono di non dimenticare la Resistenza e i valori della Repubblica. Anzi, “la manifestazione di Roma è il simbolo della nuova resistenza contro l’eurocrazia e contro il sistema delle banche”. Funziona tutto, anche il contrario di tutto. L’idea è che i potenziali elettori del Carroccio non vadano tanto per il sottile.