Pavlos Nerantzis
SALONICCO
Con un nulla di fatto si risolverà, a quanto pare, la seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica, programmata per stasera nel parlamento ellenico. La candidatura di Stavros Dimas, ex commissario europeo e vice-presidente del partito conservatore, Nea Dimokratia, riuscirà a raccogliere al massimo 163 voti, lontano sempre dai 200 necessari per la sua elezione.
Alla prima votazione soltanto 160 parlamentari su 300 avevano votato per Dimas, appena cinque di più rispetto ai 155 seggi che mantengono conservatori e socialisti, nonostante la strategia della paura secondo cui «il paese entrerà in un periodo di caos nel caso non sarà eletto presidente», promossa dal Megaro Maximou, sede del governo, e da Bruxelles che tramite Jean-Claude Juncker ha voluto interferire nella vita politica di Atene. Domenica scorsa, il premier Samaras ha invitato ancora una volta tutti i deputati a votare per Dimas, perché «dobbiamo evitare il prolungamento dei giorni di incertezza politica per poter trattare con i rappresentanti della troika (Fmi, Ue, Bce) il nuovo accordo di blindaggio (finanziario) del paese». Samaras non ha voluto riferirsi allo spettro dei mercati, ha promesso elezioni anticipate alla fine del 2015 e per la prima volta ha lasciato aperta l’eventualità di formare un nuovo esecutivo con la partecipazione di personalità fuori dai due partiti di potere, Nea Dimokratia e Pasok, che credono «alla prospettiva europea della Grecia», mentre ha accusato Alexis Tsipras di essere «il protagonista dei complotti contro il governo».
Ciò che non ha detto ai greci Samaras è che i creditori internazionali hanno chiesto altri 2,5 miliardi di tagli, cioè una nuova austerity per garantire l’ultima tranche di aiuti a Atene. Il suo irrigidimento poi su una candidatura di partito, nonostante il vice-presidente del governo, il socialista Evanghelos Venizelos ha proposto come alternativa per la presidenza il nome di Fotis Kouvelis, attuale presidente della Sinistra Democratica (Dimar), lascia intuire che il premier greco ha deciso di lasciare il suo incarico e la patata bollente delle trattative con la troika a Syriza, nella cui sede di Atene è scattato un falso allarme bomba.
Ovvero dal momento in cui neanche alla terza votazione, programmata per il 29 dicembre, il candidato presidente riuscirà a ottenere il quorum richiesto di 180 voti su 300, il parlamento si scioglie e il paese va a elezioni anticipate, dalle quali Syriza uscirà vincitore, visto che, secondo tutti i sondaggi, rimane il primo partito.
«Il paese ha bisogno di un nuovo governo forte… la speranza vincerà il timore» ha risposto il portavoce della sinistra radicale, accusando Samaras di «aver paura del giudizio del popolo greco che sarà inevitabile». Syriza insiste sulla scelta di elezioni anticipate e non lascia nessuno spazio per una contrattazione con il governo di coalizione, perché ciò significherebbe il prolungamento dell’austerity e dei memorandum nel paese. Il clima di polarizzazione cresce anche a causa di complotti e di denunce da parte di deputati dell’opposizione, provenienti innanzitutto dal partito di destra anti-memorandum Anel (Anexartitoi Ellines, Indipendenti greci) per votare a favore del candidato presidente in cambio di…qualche milione di euro. Le denunce questa volta provengono da un deputato di Anel, Pavlos Chaikalis, noto attore sono state precise. Chaikalis ha incontrato un banchiere che aveva lavorato a lungo alla Deutsche Bank e alla Piraeus Bank, e che era stato consigliere dell’ex premier Jorgos Papandreou e dello stesso leader del partito di Anel, Panos Kammenos. Questo banchiere (il suo nome Jorgos Apostolopoulos non era apparso fin dall’inizio) in cambio di un voto a favore della maggioranza avrebbe proposto al deputato di Anel «700mila euro di anticipo e due tre milioni pagati» in parte per chiudere i suoi prestiti e in contratti pubblicitari. Chaikalis ha già consegnato una registrazione a proposito dei dialoghi con Apostolopoulos al giudice istruttore, aggiungendo che nell’appuntamento decisivo per arrestare il banchiere, quest’ultimo non si è fatto vivo. Il contrattacco è venuto prima dal banchiere e poi dalla Nea Dimokratia. «Si tratta di una sceneggiatura da thriller con protagonista un noto attore comico e regista un leader appassionato showman», ha detto Apostolopoulos, mentre il partito di Samaras ha notato come in una foto nel marzo del 2013 il presunto corruttore appare a fianco del leader di Anel, Kammenos come consulente durante un suo incontro con Alexis Tsipras.
Intanto l’agenzia Bloomberg e media conservatori internazionali stanno avanzando l’idea di un taglio del deficit pubblico greco, proposta che viene avanzata da tempo dal leader di Syriza. E al di là delle accuse reciproche tra governo e opposizione, il tempo stringe. Entro la fine del mese, Atene deve firmare la chiusura del piano di sostegno da 240 miliardi garantito dai suoi creditori internazionali per sbloccare l’ultima tranche di aiuti e nel febbraio prossimo il nuovo governo avrebbe bisogno di incassare altri soldi per coprire le spese. E la domanda che si pone è come si fa nel momento in cui il partito vincitore, Syriza, secondo tutti i sondaggi, si è già schierato contro qualsiasi trattativa con la troika nel caso formi un governo delle sinistre.