Sarà stato l’effetto trash dell’abitino color rosa e «l’auto» duetto 1993-2016 di Laura Pausini, il complicato rapporto con il gobbo di Gabriel Garko o la (resistibile) performance di un afono Morgan, c’è che Sanremo, l’evento nazional popolare per eccellenza, nel secondo anno di gestione Conti, buca ancora l’auditel. Con una media di 11 milioni e 136 mila spettatori pari al 49,48% di share, come dire uno spettatore su due sintonizzato con il festival dei fiori. Un successo al di là delle polemiche sulle unioni civili e i nastri arcobaleno sventolati da alcuni degli artisti gara (ma ne riparliamo in un’altra parte del giornale), con un forte coinvolgimento anche dei social, facebook e twitter con oltre 555 mila conversazioni e una media di oltre 80 mila utenti coinvolti, con un incremento di +30% rispetto alla passata edizione.

Conti ha realizzato come dice lui, «la sua mission impossible» costruendo uno show a misura per il pubblico ageé di Raiuno, ma ha saputo anche cavalcare furbescamente l’onda dei social. Non ha l’aplomb di Fabio Fazio, né possiede l’irruenza camaleontica di Pippo Baudo, si limita – come da manuale del bravo presentatore – a mettere a punto una rassicurante routine, dove coesistono perfettamente le gaffe del bel manzo piemontese Garko – qualcuno ha scritto impietosamente che legge peggio di come recita – accanto alla giunonica bellezza di Madalina Ghenea. Decisamente più efficace – certamente più del modesto siparietto comico rispolverato da Aldo Giovanni e Giacomo quanto mai sotto tono – Virginia Raffaele, per tutta la prima serata nei panni di Sabrina Ferilli, apprezzato anche dalla diretta interessata con un colorito e romanesco «intelligente, ironica, brava… taccisua!».

Il meccanismo del televoto (in realtà tutte le decisioni verranno prese nella serata di domani) suscita invece ancora polemiche. L’unione nazionale consumatori ha infatti annunciato la presentazione di un esposto all’Agcom per: «la mancanza di trasparenza nel meccanismo del televoto e, in particolare per non aver reso noto la graduatoria e le percentuali di voto di ogni singolo cantante». Obiezioni giuste ma che si perdono come è facile immaginarsi nell’agone festivaliero, fagocitate da ospiti e starlette, scandali o presunti tali.

Capitolo canzoni – perché nelle intenzioni è di quello che dovremmo parlare. L’impressione è che di guizzi reali ne circolino ben pochi, ma è un discorso che nel mainstream pop non riguarda solo Sanremo. Diverte il colorato e ritmatissimo Wake Up di Rocco Hunt (scommettiamo che sarà questa la vera hit vincente nelle playlist radiofoniche?), convince la seriosa Noemi con La borsa di una donna, che rischia però di essere eliminata nella giornata di venerdì (è fra le quattro rimaste fuori classifica nella prima serata, insieme a Dear Jack, Bluvertigo con Morgan, Irene Fornaciari).

Arisa è più brava del suo brano, intonatissima e sicura riesce a rendere credibile un poco più che esercizio di stile come Guardando il cielo. Insomma manca un guizzo di fantasia, e forse ha ragione Enrico Ruggeri (in gara con Il primo amore non si scorda mai) quando dice che: «La differenza rispetto a quando ho iniziato è che tu avevi dei discografici che ti dicevano: se non ce la fai al quarto, quinto album molleremo il colpo. Oggi questi ragazzi non hanno tutto questo tempo e quindi per forza di cose sono costretti a sperimentare meno, quindi loro sono i meno colpevoli di questa situazione». Sarà ma a naso – vedi le recenti esperienze del festival e l’uso del televoto, è facile che anche quest’anno sia uno dei ragazzi usciti dai talent a portarsi a casa il primo premio.

Oggi terza serata tutta dedicata alle cover, con i 20 campioni a dilettarsi con classici della musica italiana. In gara solo i giovani con altri 4 brani e altre due eliminazioni. Tra gli ospiti della serata i Pooh al completo (c’è pure Riccardo Fogli..), il cantautore irlandese Hozier, l’attore Guglielmo Scilla e l’attore e regista belga Marc Hollogne.