All’estero parla di «green economy», in patria diventa cementificatore e trivellatore. Lo sdoppiamento di personalità del presidente del Consiglio Matteo Renzi si è manifestato nel decreto Sblocca Italia, in discussione alla commissione Ambiente alla Camera. «Mai avevamo assistito ad un intervento legislativo così organicamente antiambientale e così carico di interventi sbagliati invece del sostegno ad un’economia circolare e “low carbon” – ha detto ieri il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nel corso del sit-in a piazza Montecitoriodi delle 160 associazioni e movimenti che partecipano alla campagna «Blocca lo Sblocca Italia – Difendi la tua terra!» – Il provvedimento ripropone un’Italia vecchia, incapace di stare al passo con i tempi».

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Il decreto prevede un’alluvione di nuove autostrade, il rilancio delle energie fossili altamente inquinanti, il via libera all’industria petrolifera a trivellare in Basilicata. Il governo intende avviare progetti sperimentali di coltivazioni nell’Alto Adriatico dove le attività di produzione sono state interrotte nel 2002, invece di chiudere gli studi per verificare il pericolo di subsidenza tra la foce del Tagliamento e quella del ramo di Goro del fiume Po.

«L’Italia non è una colonia dei signori del petrolio» sostengono Legambiente Greepeace e Wwf, Legambiente che ieri hanno partecipato ad una conferenza stampa alla Camera insieme al coordinamento No Triv. La richiesta al parlamento è di abrogare l’articolo 38 dello Sblocca Italia: «È in continuità con gli interessi dei petrolieri sin dal 2010, quando ci fu la modifica del Codice dell’Ambiente sull’interdizione alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione». Nel decreto legge, sottolineano le associazioni ambientaliste, si aggirano le intese con le regioni a cui vengono scippate le procedure di valutazioni di impatto ambientale (Via) sulle attività di loro competenza. I poteri degli enti locali sono stati espropriati e la norma darebbe il via libera agli appetiti dei privati senza alcuna indicazione di priorità». Anche per questa ragione la regione Lombardia impugnerà questo articolo del provvedimento. «Le trivellazioni rappresentano il superamento della nostra potestà pianificatoria» ha detto l’assessore lombardo all’ambiente Claudia Terzi. Siamo all’inizio di un nuovo, devastante. conflitto tra Stato e Regioni.

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L’allarme è generale. Ieri, dopo oltre 30 ore di occupazione pacifica e non violenta della piattaforma Prezioso di Eni, nel Canale di Sicilia davanti Licata, gli attivisti di Greenpeace hanno concluso una clamorosa protesta «contro lo Sblocca trivelle di Renzi». E la nave Rainbow Warrior contro le trivelle ha fatto rotta verso Siracusa. Si è anche formata una «Coalizione per la prevenzione del rischio idrogeologico», formata tra gli altri dai sindaci dell’Anci, dagli ordini professionali degli ingegneri, agronomi e geometri, Wwf e Legambiente e altre associazioni ambientaliste, Slow Food. Al governo chiedono di uscire «dalla logica dei Commissari straordinari e garantire il coinvolgimento e la partecipazione dei territori» e di «riportare tra le priorità una strategia di governo del territorio e delle acque».

Il nuovo propagandato da Renzi ha dunque un cuore antico. E la crescita così disperatamente cercata nella legge di stabilità viene in realtà perseguita nello Sblocca Italia a suon di grandi opere, ma anche attraverso nuovi tagli al diritto allo studio. Lo denuncia il coordinamento universitario Link, ieri protagonista di decine di azioni da Nord a Sud, secondo il quale il Dl Sblocca Italia sarebbe «un’operazione finalizzata a finanziare il “bonus 80 euro” togliendo risorse agli studenti beneficiari di borse di studio».

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Anche il Movimento 5 Stelle si è schierato a favore degli ambientalisti e dei movimenti. Ha presentato un disegno alternativo allo Sblocca Italia, l’«AttivaItalia» e ieri si è scontrato duramente con il presidente della Commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci (Pd). Quest’ultimo accusa i 5 Stelle di scambiare l’ideologia con la realtà e ritiene importante lo sblocco di 3 miliardi di euro per il dissesto ideogeologico e un emendamento che sblocca 50 milioni di euro per la ricostruzione di Genova dopo l’alluvione. Il suo vice Massimiliano De Rosa (M5S) sostiene invece che la maggioranza ha presentato più emendamenti dei 5 Stelle, poi ritirati: «Realacci dimentica di elencare i 17 miliardi concessi alle multinazionali delle trivelle e i 16 ai concessionari delle Autostrade».

«Con lo Sblocca Italia il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli” sostengono i promotori della campagna «Blocca lo Sblocca Italia». Un’analisi inquietante suffragata dal libro «Rottama Italia» pubblicato da Altreconomia con scritti, tra gli altri, di Paolo Berdini, Salvatore Settis o Tomaso Montanari. Il presidio a Montecitorio continua oggi. Il conflitto è totale.