Non ci sono intoccabili». Assumendo l’incarico per un secondo mandato, a gennaio, la presidente brasiliana Dilma Rousseff ha così promesso mano dura contro la corruzione. E già sul suo profilo facebook era comparso un disegno che la raffigura nei panni di una super eroe – Super Dilma. In questi giorni ha deciso di rinnovare in toto i vertici della compagnia petrolifera di stato, Petrobras, al centro di un grande scandalo per corruzione e tangenti. Dopo aver incontrato la presidente di Petrobras, Graça Foster, ne ha poi accolto le dimissioni, presentate in blocco insieme a tutta la direzione generale della società (cinque persone). Dilma ha sostenuto fino all’ultimo il ruolo di Foster, sua amica di lunga data. E ancora a fine dicembre ha dichiarato: «Graça è una persona di alto senso morale. Mi ha detto che se tutta questa situazione pregiudica il governo o Petrobras, rimetterà l’incarico senza problemi. Le ho risposto che non è necessario».

La settimana scorsa, però, Foster ha dichiarato alla stampa che Petrobras ha un buco di 86.000 milioni di reales (28.600 milioni di euro), dovuto a sovrafatturazione, investimenti sbagliati, progetti infruttuosi, casi di corruzione e altre cause più generali come la caduta del prezzo del petrolio. Dal 2010, Petrobras ha perso il 70% del suo valore, passando da 126.000 milioni di euro a 37.000 milioni. Pare che la presidente non abbia gradito la versione di Foster e ancor meno il fatto che abbia deciso di renderla di dominio pubblico. E un cambiamento ai vertici della principale impresa del paese non è parso più procrastinabile. Intanto, ci sono le conseguenze dell’inchiesta, secondo la quale, in 10 anni, almeno 4 miliardi di dollari sarebbero passati dalle casse della compagnia statale alle tasche di manager e partiti, di governo e di opposizione. L’ex direttore esecutivo di Petrobras, Paulo Roberto Costa – in carcere con l’imputazione di riciclaggio di denaro sporco – accusa di corruzione 40 funzionari. La polizia brasiliana ha emesso 62 mandati di diverso tipo. Fra questi, 18 implicano il «trasferimento coatto» e uno riguarda Joao Vaccari Neto, tesoriere del Partito dei lavoratori (Pt), il partito di Dilma. Per i magistrati, diverse compagnie hanno pagato prezzi gonfiati per ricevere contratti da Petrobras e il denaro del sovrapprezzo è finito al Pt e ai suoi alleati. Neto nega ogni addebito e il ministro brasiliano per le relazioni istituzionali, Pepe Vargas, ha escluso che la convocazione di Neto – confermato come tesoriere benché il suo nome fosse già emerso nell’inchiesta e in molti premessero per la sua rimozione – sia da considerare una «costrizione» per il governo.

Tuttavia, la questione è anche di portata politica e attiene al segno che Dilma intende dare alla sua seconda gestione, determinato sia dal peso delle alleanze interne che dalla pressione dei poteri forti a livello internazionale. Sotto il disegno di Super-Dilma c’è uno scritto che dice: «Anche nel pieno di una delle maggiori crisi economiche mondiali, la presidente Dilma e la sua squadra economica hanno saputo ottenere quel che più importa al popolo: mantenere il lavoro, il reddito e garantire una minore inflazione in media». E nel discorso di insediamento, la presidente ha assicurato che il suo obiettivo è quello di «democratizzare il potere, dando ampio ascolto all’opinione del popolo e castigando chi si arricchisce senza spiegare la provenienza del suo denaro». Come ministro dell’Economia, ha però nominato Joaquim Levy, ex alto funzionario della banca Bradesco, che come ricetta per contenere l’inflazione ha quella di limitare la spesa pubblica. E le organizzazioni ambientaliste hanno vivamente protestato per la nomina all’Agricoltura di Katia Abreu, nota sostenitrice dell’agri-business. E ora i mercati premono.

E c’è anche il versante internazionale dell’inchiesta. Petrobras è la più grande impresa pubblica dell’America latina. Le imprese di costruzione brasiliane hanno realizzato opere di infrastruttura in tutta il continente latinoamericano. Secondo alcuni appunti esaminati dai magistrati, che riguardano il presidente del Guatemala, Perez Molina, lo schema ha superato i confini del Brasile