Nel giorno in cui l’Unione europea, pur promettendo sostegno al nuovo governo di prossima formazione, è apparsa piuttosto confusa dalla situazione politica venutasi a creare a Kiev, ha sorpreso non poco quanto dichiarato dal presidente tedesco del Parlamento europeo, Martin Schulz: «Per le informazioni che sono in mio possesso anche i membri del partito Svoboda verranno inclusi nei contatti con la Ue», ha detto. Interrogato da Natalya Vitrenko, del Progressive Socialist Party ucraino, Schulz ha chiarito che l’Europa intende ascoltare tutte le parti in causa, compresa la formazione di estrema destra Svoboda.

«Non so se siano nazisti, ha spiegato, ma credo che dovremmo includere tutti per arrivare a uno soluzione pacifica del conflitto». A queste parole ha risposto Argiris Panagopoulos, rappresentante della Lista Tsipras: «è una vergogna sentire quanto dichiarato da Schulz, riguardo un dialogo tra Eu e i neonazisti ucraini. Non solo per il dolore che hanno provocato i nazisti nella stessa Ucraina ma anche per il fatto che la nostra Europa è nata dalla resistenza e la vittoria contro coloro che Schulz vorrebbe invitare al dialogo. Con i neonazisti non si dialoga. Si dialoga con chi crede nelle democrazia, la solidarietà e la giustizia sociale in Ucraina e nel resto dell’Europa».

Importanti dichiarazioni ieri sono giunte anche dagli esponenti della Nato, che hanno sottolineato la necessità di un’unione territoriale dell’Ucraina, per procedere al meglio con gli aiuti economici. E in mezzo a tutti i balletti diplomatici comincia a spuntare sempre più forte l’ipotesi del Fondo Monetario Internazionale, insieme ad un interesse americano, che sarebbe dimostrato dalla presenza di alcuni esperti economici a Kiev. Proprio ieri il New York Times sottolineava l’approccio debole di Obama anche alla questione ucraina, a dimostrare come l’amministrazione di Washington, fino ad ora, abbia preferito aspettare a portare avanti le proprie mosse. È presumibile che solo qualche presa di posizione di Mosca potrebbe cambiare lo stile di questo lavoro sotto traccia degli Usa, che sull’Ucraina avevano già provveduto a bruciare la neocon Nuland, dopo l’intercettazione nella quale insultava la presenza europea sul terreno negoziale con Yanukovich. Ieri – non a caso – si è appreso della presenza a Kiev del vice ministro degli Esteri Usa William Burns. Secondo quanto comunicato dal partito di Tymoshenko Patria, i due si sarebbero incotnrati: Burns si è congratulato con Tymoshenko per la sua liberazione e si è augurato che il suo ritorno in politica aiuti a stabilizzare la situazione in Ucraina.

Proprio Burns – dalla capitale ucraina- avrebbe annunciato la presenza di esperti finanziari americani sul posto, contemporaneamente alla notizia secondo la quale anche il Fondo Monetario starebbe preparando il proprio team da spedire in Ucraina. Ma, dicono, solo a governo formato.