Che l’attività dei movimenti e delle associazioni che fanno capo al Forum dei popoli europei e asiatici non sia indolore, che non si tratti di sole parole ma di una dura lotta per cambiare e imporre una democrazia sostanziale, lo prova il caso drammatico di Sumbath Somphone, la cui immagine ha colorato le mura di tutte le sale dove si sono svolti i lavori della conferenza.

La vicenda ce la racconta nell’articolo che segue la moglie, Shii Meng Ng, che, con il suo discorso, ha aperto i lavori della Aepf. Sumbath, come racconta, guidava la sua vecchia jeep nel centro di Vientiane, lei lo precedeva verso casa sul suo veicolo, quando si è accorta che il marito era stato fermato a un posto di blocco della polizia. Non ci ha fatto molto caso, pensando ad una infrazione stradale, normale nel caotico traffico della capitale laotiana. L’allarme è scattato quando non l’ha più visto arrivare a casa e inutili sono state le ricerche presso gli ospedali e la polizia.

Recatasi dove, dopo che lo avevano fermato, lo aveva visto parcheggiare la jeep e entrare nell’ufficio degli agenti le è stato possibile fotografare le immagini conservate sulla tv a circuito chiuso. Dalle quali risulta che qualcuno, non molto tempo dopo il fermo del marito, aveva rimosso la jeep di Sumbath; poi compare sullo schermo un pick up su cui montano due persone che escono dai locali, una presumibilmente lo stesso Sumbath. Il pick up parte, preceduto da due motociclisti con i fari lampeggianti. L’arrivo di un graduato interrompe bruscamente la visione dell’accaduto: la tv viene spenta e Shii meng Ng invitata ad andarsene.

Dopo i dieci anni di guerra che hanno travolto il Laos come tutta l’Indocina, Sumbath aveva ottenuto, negli anni ’80, una borsa di studio all’Università di agraria di Honolulu ma, in polemica con il modello di sviluppo agricolo lì sostenuto, era tornato nel suo paese ed aveva creato l’Associazione per lo sviluppo partecipativo, a sostegno delle piccole conduzioni contadine, una delle associazioni della rete del Forum popolare asiatico.

Nel Laos è tutt’ora al governo il Partito rivoluzionario popolare che aveva guidato la guerriglia contro l’intervento Usa. Sumbath, come spiega la moglie, non era un oppositore del regime, ma l’ingresso anche nel Laos degli investimenti stranieri e lo sviluppo di un capitalismo selvaggio che ne sono derivati hanno creato interessi e mafie e sicuramente servizi segreti deviati. Shuii Meng Ng non accusa nessuno in particolare, ma certo un uomo così conosciuto come Sumbath non può esser sparito nel nulla.