La «grande rivoluzione della politica italiana» è un sito internet dove da ieri è partito un conto alla rovescia che durerà fino all’aprile 2017, a meno che non si esaurisca prima il governo. Si tratta di una nuova iniziativa di comunicazione del presidente del Consiglio, la cui cifra è evidente già dalla prima notizia rilanciata dal nuovo sito (passodopopasso.italia.it). Leggiamo: «Istat, occupati in aumento da febbraio». Notizia vera, ma non era meno vera quella, più recente, di appena due giorni fa. E cioè che a luglio, ultimo mese disponibile, gli occupati sono diminuiti dello 0,2% rispetto a giugno. Dall’interpretazione delle serie Istat, è cosa nota, si può tirare fuori quel che si vuole, e Renzi ne approfitta. Per esempio, se il confronto l’avesse fatto con gli occupati di marzo, primo mese del suo governo, sarebbe venuto fuori un tracollo.

Passo dopo passo, ha spiegato il presidente del Consiglio in una conferenza stampa a palazzo Chigi, è il nuovo ritmo del governo che fu velocista. Renzi è sempre quello che si presentò per la prima fiducia alla camera con sotto braccio il libro L’arte di correre, e che ancora a inizio estate ripeteva che per fare le riforme l’Italia «deve correre e correre con determinazione». Ma è come se avesse scoperto che in quel libro si parla di maratone o se si fosse accorto che a scadenze brevi corrispondono verifiche immediate. «Giudicatemi nel 2017», dice adesso, e cioè alla conclusione naturale della legislatura. Sistema il timer come gli conviene: «Oggi è il giorno della partenza, il giorno zero». Obiezione: ma il governo è in carica dalla fine di febbraio. Risposta (sul sito): «Nei sei mesi appena trascorsi abbiamo rispettato scrupolosamente un cronoprogramma che sembrava impossibile». Ricordiamolo, Renzi lo annunciò direttamente dal Quirinale, subito dopo aver giurato: legge elettorale a febbraio, lavoro a marzo, pubblica amministrazione ad aprile, fisco a maggio e giustizia a giugno.

Controlliamo. La legge elettorale è stata approvata in prima lettura alla camera grazie all’accordo con Berlusconi, ma dovrà essere pesantemente corretta al senato, dunque è sostanzialmente al punto di partenza. E così la legge delega sul lavoro, primo passo per l’eventuale, buona o cattiva, riforma: è proprio il presidente del Consiglio ad augurarsi che possa essere approvata «entro fine anno». Stesso discorso per la delega sulla pubblica amministrazione, il cui esame non è neanche partito, mentre sul fisco il problema sarà rendere stabile il bonus finanziato solo fino a dicembre. Per la giustizia, infine, dall’annuncio di «linee guida» a fine giugno si è arrivati all’annuncio di alcuni testi di legge a fine agosto, ma (a ieri) decreti al Quirinale o disegni di legge in parlamento non sono ancora arrivati.

L’ossessione per il «cronoprogramma», spiega Renzi, serve però soprattutto a lui, perché «è un elemento indispensabile per superare tante resistenze». Di chi? «Dei soliti noti». Si tratta probabilmente degli stessi «gufi» che hanno «frenato» sulla legge elettorale o sul bicameralismo, per citare due riforme approvate in prima lettura a ritmo accelerato, che dovranno però essere (anche per questo) riviste in seconda lettura, vanificando così la corsa.

Il nuovo portale della comunicazione di governo meriterà un altro momento di attenzione quando la ministra Boschi lo proporrà al dibattito parlamentare («entro settembre», ma le camere hanno già un calendario pieno). Ma debutterà domani, quando gli annunciatissimi provvedimenti sulla scuola passeranno dal Consiglio dei ministri direttamente alla rete. E sarà dunque il sito a spiegare che non ci saranno le mille assunzioni di insegnati che palazzo Chigi aveva precedentemente annunciato: stavolta niente conferenza stampa del premier. E niente fretta, spiega Renzi, neanche per il rimpasto di governo: «Mogherini lascerà il ministero degli esteri il 26 ottobre, ci porremo il problema un paio di giorni prima». In attesa di soluzioni migliori, si possono sempre interpretare le date.