Gli Stati uniti hanno evacuato il personale della loro ambasciata a Tripoli per motivi di sicurezza. Dopo l’attacco al consolato Usa dell’autunno 2012 che causò la morte dell’ambasciatore Christopher Stevens e di altri tre cittadini americani, Washington non vuole correre altri rischi. Anche Nazioni unite, Turchia, Arabia Saudita e Algeria hanno evacuato il personale non indispensabile dalla Libia: segno inequivocabile che il paese è sull’orlo del baratro. Lo staff dell’ambasciata Usa, inclusi i marines di stanza a Tripoli, è stato trasferito in Tunisia. Il segretario di Stato John Kerry ha parlato di «rischio reale», soprattutto per «diplomatici e cittadini americani», dopo 13 giorni di combattimenti per il controllo dell’aeroporto di Tripoli che hanno causato più di 50 morti. L’ambasciata è «troppo vicina agli intensi scontri tra le milizie libiche», ha aggiunto il dipartimento di Stato Usa.

Grandi polemiche aveva sollevato in Libia il blitz dello scorso giugno per la cattura della presunta mente dell’attacco al consolato Usa di Bengasi, Ahmed Abu Khat–tala. Un altro dei sospetti dell’attacco è stato trovato morto giovedì scorso nella città orientale libica di Marj. Ma Kerry ha assicurato che gli Usa continueranno a lavorare con le fragilissime istituzioni libiche. «Siamo impegnati e rimaniamo impegnati nel processo diplomatico in Libia», ha detto Kerry.

Anche ieri sono proseguiti i combattimenti fra miliziani di Zintan, vicini all’ex generale golpista Khalifa Haftar, e i jihadisti, Scudo di Misurata, per il controllo dello scalo di Tripoli, ormai andato distrutto. Colonne di fumo si sono levate in vari punti, lungo la strada, controllata dai miliziani di Zintan, che porta allo scalo. Già mercoledì scorso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva condannato le violenze, definendole «inaccettabili». L’insicurezza a Tripoli ha costretto le banche a chiudere, paralizzando la capitale dove le interruzioni dell’energia elettrica diventano frequenti.

Infine, un gruppo di miliziani ha impedito al premier libico ad interim, l’ex ministro della Difesa, Abdallah al-Thinni di partire con un volo dall’aeroporto di Mitiga, l’unico funzionante nella capitale. Al-Thinni e altri membri del governo ieri avrebbero dovuto lasciare Tripoli alla volta di Tobruk, nella Libia orientale. «Questo dimostra che il passaggio di consegne nella gestione dell’aeroporto è stata solo un’operazione di facciata con l’obiettivo di ingannare l’opinione pubblica su chi detiene il controllo dello scalo», si legge in un comunicato del governo. Dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni, che hanno registrato una scarsissima partecipazione lo scorso 25 giugno, il passaggio di poteri dal parlamento uscente alla Camera dei rappresentanti è previsto per il prossimo 4 agosto, in un clima di tensione che ha impedito alle autorità anche di svelare il luogo della cerimonia e della prima seduta. Il governo ad interim ha lanciato ieri un appello a fermare i combattimenti per evitare «il crollo dello stato».