Il cinema giapponese è in una fase d’involuzione e di stallo da parecchi anni, una sorta di blocco che non permette alle pellicole destinate al grande pubblico di possedere valori produttivi di un certo spessore. Ci sono e ci saranno sempre delle eccezioni, sia a livello individuale ed indipendente, ora poi con la tecnologia digitale che ha «liberato» praticamente ogni poeta o artista che voglia esprimersi in modo visuale, sia nelle piccole e medie produzioni. La differenza ed i grandi numeri però si vedono solo quando una cinematografia nazionale, chissà se poi ha ancora senso trattare il cinema a livello dei singoli paesi, viene considerata nel suo complesso ed è quindi inevitabile che il cinema fatto e pensato per il grande pubblico sia una cartina tornasole di quello che succede a tutti i livelli in un paese. Il paragone e l’esempio quasi perfetto da imitare che negli ultimi anni è un po’ sulla bocca di tutti è quello del cinema sudcoreano, vista anche la vicinanza dei due paesi, mai come al giorno d’oggi i film della penisola asiatica hanno goduto di una così alta qualità su tutti i fronti, scrittura, produzione, attori e regia. I motivi dell’abisso che separa le grandi produzioni sudcoreane da quelle giapponesi sono multipli e complessi, un buon punto di partenza sarebbe far recitare attori «veri» e lavorare di più su soggetti originali e sulla scrittura.

Oppure togliere le produzioni dalle mani vampiresche delle agenzie che gestiscono i vari «personaggi televisivi» e «falsi attori» che infarciscono affondandoli artisticamente i vari film da decenni a questa parte, pur garantendo loro un riscontro al botteghino naturalmente. Sia come sia, nelle ultime settimane l’uscita di Scoop! ha reso questi problemi ancora più evidenti perché la pellicola in questione è un ottimo esempio di quello che il cinema dell’arcipelago potrebbe fare ed essere senza nemmeno troppi sforzi e cambiamenti. Diretto da Hitoshi One il film è infatti un riuscitissimo esempio d’amalgama fra cinema rivolto alle masse, per di più con attori da contratti pesantissimi, il protagonista Masaharu Fukuyama è cantante, attore e star di primo livello, e una cura d’autore verso storia, scrittura e tutto il resto. Ambientata nel mondo del giornalismo e della fotografia, la pellicola esplora la decadenza di Shizuka, un fotografo di mezza età, un tempo impegnato a seguire i casi di cronaca nera, ma che ora ha scelto di darsi solamente al gossip e passare le sue notate come un qualunque paparazzo ad aspettare che la celebrità del momento abbassi la guardia e si faccia beccare in compagnia dell’amante di turno.

Questo sembra essere il prodotto che il pubblico chiede al momento e sulla stessa lunghezza d’onda sembra sintonizzarsi la redazione della rivista per cui lavora, Scoop! L’incontro con Nobi, un’aspirante giornalista imbranata ed alle primissime armi ed interpretata dall’ottima Fumi Nikaido, gli farà però cambiare idea e porterà la stessa rivista a ripensare a se stessa e la sua missione. Ma non è tanto la storia ad essere interessante in Scoop!, piuttosto il ritmo e la bravura con cui One e collaboratori riescono a creare dei personaggi «veri» e complessi a 360 gradi, divertenti, nel film si ride molto, ma anche pieni di contraddizioni e tragici. La pellicola brilla sin dall’inizio, grazie a un incredibile piano sequenza dove il protagonista è impegnato a fare sesso all’interno della sua macchina con lo sguardo della macchina che finisce per librarsi sopra una Tokyo notturna, fino all’ultima scena e ci riconcilia col cinema giapponese, anche se solo per la durata del film.

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