Arturo Scotto (capogruppo di Sinistra italiana alla camera, ndr), vi danno degli aspiranti maggiordomi di Renzi.

Il gruppo che ho l’onore di presiedere ha curriculum chilometrici di opposizione a Renzi. Da tre anni. Sempre nel merito. Fatta da tutti, nessuno escluso. Altro che liste tra inflessibili e maggiordomi. È una caricatura inaccettabile.

A lei viene contestato di aver firmato un appello con questi argomenti. Da capogruppo non avrebbe dovuto evitarlo, o consultare tutti?

Io devo innanzitutto garantire a tutti i compagni e le compagne del gruppo la possibilità del confronto. E un linguaggio di rispetto e riconoscimento fra tutti. Quella lettera pone un’urgenza: è la qualità delle relazioni umane che crea una comunità plurale. E solidale.

Stefano Fassina però si è autosospeso, le chiede di scusarsi e ritirare la firma. Lo farà?

Chiedo a Stefano di ritirare l’autosospensione. Presto ci confronteremo tutti insieme. Ma dico con amicizia: nessuno ha intenzione di fare la compagnia low cost del Pd. E non è bello entrare in un congresso con queste premesse. A furia di guardare a quello che dicono i democratici finiremo per diventare la bad company dei grillini. O il passpartout per un nuovo Arcobaleno o una nuova lista Ingroia. Forse Stefano non lo sa perché non c’era, ma noi abbiamo già dato. Io non sono entrato nel Pd nel 2007 con Fabio Mussi e gli altri. Ero il più giovane deputato, mi dissero che mi sarei bruciato la carriera. Mi batterò perché Sinistra italiana sia una forza popolare e di governo. Per questo dico stop al partito virtuale. Ci servono iscritti, sezioni, territorio, sudore, fatica. Non possiamo costruire gruppi dirigenti sulla rete e nei talk show. Abbiamo detto che il futuro era la piattaforma digitale, Commo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un fallimento. Per iscriversi ci vuole una laurea. Faccio una proposta: riapriamo il tesseramento, stampiamo le carte di adesione, mettiamo i gazebo in tutte le piazze nelle prossime quattro settimane.

Vi sospettano di voler riportare Si nelle braccia del Pd. Anzi da Renzi. Non è così?

Mi accusano di voler ricostruire il centrosinistra. Non è una parolaccia, ma oggi non è all’ordine del giorno. Non voglio portare Sinistra italiana con il killer di Italia bene comune. Né tornare a un blairismo rimasticato, come dice Bersani. Si tratta di riconquistare un popolo, di dargli uno sbocco diverso dall’avventura e dalla marginalità, evitarci la resa. Con Renzi in campo la sconfitta è assicurata e si spalanca la strada alla destra peggiore. A pagarne le conseguenze sarebbe il paese: altro che voucher, reddito e Mezzogiorno.

Scommette su Renzi perdente? E se invece si rilancia?

Il 4 dicembre ha cambiato tutto. Si è manifestata una rottura sentimentale con il Pd, molti giovani sono tornati a votare dopo anni. Un fatto straordinario. Sei milioni di voti di sinistra hanno detto No: dobbiamo provare a rappresentarne il messaggio: la Costituzione come autobiografia civile di una nazione. Dobbiamo essere loro utili: altrimenti finiranno nelle mani dei tanti piccoli Trump in giro per l’Italia. E stiamo attenti a non scherzare con il fuoco sull’Europa. Ha ragione Cofferati: bene la rottura della grande coalizione, rimettiamo al centro il lavoro e la crescita. Uscire dall’euro è irrealizzabile e sbagliato. Anche perché il ripiegamento nazionale finirebbe per essere gestito dalla destra, non da noi. Ci interessa o ci interessa solo dire che abbiamo ragione?

Quindi in pratica aspettate che la sinistra Pd sconfigga Renzi?

Si muovono cose interessanti. I referendum della Cgil. Il 23 alla Camera chiederemo di fissarne subito la data e di intervenire anche sull’art.18. La sinistra Pd fa un ripensamento serio e candida un galantuomo come Speranza. D’Alema convoca una grande riflessione dei Comitati referendari per un nuovo centrosinistra. Ci sarò: dobbiamo tenere un’interlocuzione aperta, apertissima con tutti.