Chissà cosa avrà pensato il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, quando domenica scorsa, dopo aver celebrato la messa alla conclusione della terza Route nazionale dell’Agesci (il raduno degli scout cattolici di tutta Italia), ha ascoltato un giovane scout affermare dal palco che va considerato famiglia «qualunque rapporto basato su amore e rispetto», «senza discriminare persone che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze quali divorzio o convivenza». E chissà cosa avrà pensato Matteo Renzi, anche lui alla giornata conclusiva della Route da presidente del Consiglio ex scout, quando ha letto che gli scout italiani chiedono al governo di chiudere i Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati (Cie), di concedere la cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia (Ius soli) e di ridurre «drasticamente» le spese militari.

Tanto le parole rivolte a Bagnasco quanto quelle indirizzate al premier Renzi sono scritte nella Carta del coraggio, il documento conclusivo della Route dell’Agesci (dall’1 al 6 agosto in centinaia di campi mobili attraverso tutta l’Italia, dal 6 al 10 agosto nel Parco di San Rossore, a Pisa) redatto collettivamente da un “parlamentino” di oltre 450 scout dai 16 ai 21 anni, democraticamente eletti fra i 30mila partecipanti alla Route. Una carta di impegni per l’Agesci, ma anche di richieste sia alla Chiesa sia alla politica, da parte di un’associazione cattolica da sempre attiva nel territorio e nella società, su posizioni conciliari e progressiste, senza quelle derive politiciste di altri movimenti ecclesiali, come per esempio Comunione e liberazione. Sempre che la presenza di Renzi – a cui è stato concesso il discorso finale dal palco della Route – non segni l’inizio di un’altra storia per l’Agesci e la trasformi in una cinghia di trasmissione del renzismo: ipotesi smentita da tutti, sia ai vertici che alla base, ma il rischio pare comunque presente.

Parole nette, forse anche al di là delle previsioni, quelle che gli scout hanno messo nero su bianco nella Carta del coraggio. Per ora non è stata ancora resa pubblica – sul sito dell’Agesci c’è solo una brevissima sintesi -, «ma dopo aver diffuso il documento fra gli associati e i gruppi lo pubblicheremo integralmente», ci spiegano. Il manifesto può anticiparne i contenuti. È certo però che i “capi” hanno lasciato assoluta libertà ai giovani scout che l’hanno scritta e che hanno espresso posizioni chiare, soprattutto sui temi ecclesiali, che evidenziano una distanza significativa dalla Chiesa dei principi non negoziabili di Ratzinger, Ruini e Bagnasco. Del resto il nuovo clima ecclesiale consente una maggiore libertà di parola.

Sull’amore e la famiglia – tema al centro anche del Sinodo dei vescovi che si aprirà a ottobre -, pur vedendo «la bellezza e la sfida della vita in famiglia», gli scout non si fermano a quanto affermato dai documenti ufficiali del magistero, ma vanno decisamente oltre, considerando famiglia «qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto». Ci sono dentro divorziati e conviventi – esplicitamente nominati -, ma evidentemente anche le relazioni omosessuali, dal momento che si chiede alla Chiesa «di mettersi in discussione», «di rivalutare i temi dell’omosessualità» e «di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore». Anche all’Agesci – che da almeno tre anni ha avviato al proprio interno una riflessione sulla “compatibilità” fra appartenenza all’associazione e omosessualità, soprattutto se dichiarata – si chiede di «allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale, possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità senza sentirsi emarginati». E allo Stato di portare avanti «politiche di accoglienza nei confronti di persone di qualunque orientamento sessuale». «Chiediamo – scrivono ancora i giovani scout – di non essere giudicati rispetto al tipo di legame affettivo che viviamo, ma di essere aiutati ad accettare noi stessi con tutti i nostri limiti e ad amare in modo autentico».

Ancora alla Chiesa: condurre «uno stile di vita sobrio ed essenziale, coerente con il messaggio del Vangelo»; attribuire «alle donne e ai laici un ruolo sempre più attivo»; e «ai vescovi di avere fiducia nella coscienza delle persone», «specialmente in ambiti in cui essi adottano posizioni che si discostano dal sentire comune, quali la sessualità, il valore della vita e il ruolo delle donne». Insomma dai principi non negoziabili, alla libertà di coscienza.

Nella Carta del coraggio c’è anche molta politica, nei settori di impegno tradizionale per gli scout, come la pace («chiediamo che vengano drasticamente ridotti i fondi destinati alle spese militari, perché l’Italia sia concretamente un Paese che ripudia la guerra») e l’ambiente: «Ci stanno a cuore problemi come la superficialità nel rapporto con l’ambiente, l’inquinamento, lo sfruttamento irresponsabile del territorio, l’abusivismo, lo smaltimento errato dei rifiuti» (però il Comitato per la difesa di San Rossore denuncia l’alto impatto che proprio la Route ha avuto sul parco: http://ruspeasanrossore.wordpress.com). Ma anche su nuove frontiere, a cominciare dall’immigrazione. Chiediamo alle istituzioni italiane – scrivono – di «abolire i Cie» e di «concedere la cittadinanza a chi nasce in territorio italiano o a chi termina un determinato ciclo di studio/lavoro»; e all’Unione europea «lo snellimento delle procedure burocratiche», la revisione del Trattato di Dublino e l’«apertura di nuovi canali di immigrazione legali e sicuri». Poi il carcere: «Chiediamo allo Stato di risolvere con estrema urgenza il problema del sovraffollamento attraverso l’applicazione di pene alternative» e «mediante provvedimenti più forti per il reinserimento degli ex detenuti». E ancora: «Riqualificare spazi ed edifici pubblici ed ecclesiastici inutilizzati o abbandonati per dare una casa a chi ne ha bisogno».

Una copia della Carta del coraggio è stata consegnata sia a Bagnasco sia a Renzi, che hanno applaudito e ringraziato. Si vedranno ora le risposte che Chiesa e governo daranno ai 30mila di San Rossore.