Monitorare Napoli è come voler mettere ordine tra cellule cancerogene impazzite. È la città più complessa, stratificata, contraddittoria, porosa, sfuggente, spigolosa e seducente e come tale è difficile, quasi impossibile, da catalogare, incasellare, censire, radiografare, imbrigliare in uno standard socio-politico-economico. Ci prova adesso un gruppo di scrittori e giornalisti di generazioni diverse che analizzano la città in lungo e in largo con un volume di oltre 500 pagine grazie a un piccolo editore che si chiama proprio Monitor e pubblica già il mensile Napoli Monitor che da dieci anni racconta la città.

Lo stato della città – Napoli e la sua area metropolitana (Monitor edizioni, pp.536, euro 23), curato da Luca Rossomando, raccoglie 86 articoli, saggi, storie di vita di 68 autori per tracciare un profilo dell’area metropolitana di Napoli sotto tutti gli aspetti, dall’urbanistica all’ambiente, dall’economia al lavoro, dalle politiche sociali e sanitarie fino alla produzione culturale. Diviso in quattro aree tematiche, «Ambiente e territorio», «Economie e lavoro», «La società», «La città immaginata», il volume col supporto anche di preziosi grafici, tabelle e dati aggiornati, attraversa la metropoli con analisi a tutto campo firmate da studiosi e specialisti di vari settori e con l’ambizioso e riuscito obiettivo di non trascurare alcun aspetto, di parlare di questioni più «scontate» ed evidenti ma anche di problemi più nascosti.

Un approccio interdisciplinare, polimorfico e multidirezionale quindi che consente di parlare di ecosistema, di pianificazione urbanistica, della gestione e dello smaltimento dei rifiuti tossici in Campania, di mobilità, di mercato del lavoro, di agricoltura, di servizi urbani, di camorra e di economia criminale, di migrazioni, di questione abitativa, di problemi dell’istruzione e di evasione scolastica, di politica sociosanitaria, di sport e calcio. Ma anche di politica culturale e di spettacolo: musei, siti archeologici, biblioteche, cinema, televisione, teatro, musica, letteratura, focalizzando i talenti artistici emersi negli ultimi anni e le nuove forme espressive in vari campi.

Insomma il volume ha il pregio di offrire con scritti di lunghezza media corposi e incisivi un materiale variegato di approfondimento e discussione ma soprattutto di stimolare curiosità e piacere della lettura grazie un approccio più anglosassone e concreto rispetto ai tanti saggi, romanzi e inchieste ormai inutili e ripetitivi che non riescono a sottrarsi a una sostanziale apologia provinciale e retorica di Napoli e dei suoi problemi. Un bel lavoro di squadra, uno sguardo polifonico nel quale non mancano alcuni contributi più sofisticati e originali come quello di Maurizio Zanardi sulle sottrazioni, le eterotopie, i nuovi spazi della cultura come l’ex Asilo Filangieri e di Armando Andria, autore del saggio Né mandolini, né kalashnikov. Appunti sul cinema napoletano.