Le occupazioni studentesce quest’anno non sono di moda ma non è una buona notizia. A Roma l’unico liceo occupato è il Virgilio, a pochi passi dall’ambasciata francese, e gli studenti si stanno confrontando con un surreale braccio di ferro con la preside, Irene Baldriga, che in base a supposte «minacce terroristiche» e al clima diffuso di plauso verso leggi eccezionali di restringimento delle libertà, invoca la forza pubblica e lo sgombero dei locali da parte della polizia, sottraendosi a qualsiasi confronto sulle richieste di maggiori spazi democratici da parte dei ragazzi.

Ieri, quando il collettivo studentesco stava decidendo di concludere l’occupazione, dopo aver organizzato seminari autogestiti per una settimana con centinaia di partecipanti – documentati dalle foto degli studenti – su questioni d’attualità tra cui uno sull’inquinamento nelle Terre dei fuochi e la Cop21 che ha visto la partecipazione del giornalista Sandro Ruotolo sotto scorta, la presidente del Consiglio d’istituto Chiara Matteucci ha scritto a un quotidiano romano a forte diffusione una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo a lui l’impiego della polizia, lo sgombero «immediato» della scuola intesa come «presidio dello Stato» e non uno «spazio franco dove tutto è possibile, tutto è permesso», «un bivacco» e arrivando a ipotizzare l’occupazione della scuola come «un reato».

Reato che non esiste nel codice di procedura penale, come specifica una sentenza della Cassazione del marzo 2000. Ieri pomeriggio una riunione dei genitori convocata dalla stessa Matteucci nella succursale si è trasformata in una messa sotto accusa in massa delle sue posizioni, prese e rese pubbliche senza alcuna consultazione dei genitori e a dir poco non condivise da gran parte dei padri e delle madri. «È demenziale invocare la forza pubblica contro i nostri figli», ha detto un padre che pure non era d’accordo con l’occupazione della scuola.

I genitori che difendono gli occupanti hanno chiesto l’intervento del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che l’anno scorso aveva avuto parole di comprensione verso il rito di passaggio delle occupazioni scolastiche ritenendolo comunque capace di sviluppare capacità di autorganizzazione, responsabilizzazione, formazione del pensiero critico. Faraone si sarebbe confermato ora disponibile a un incontro di mediazione tra tutte le parti: preside, studenti, genitori di vario orientamento sull’occupazione in corso.

Gli studenti, che in questa settimana hanno più volte ricevuto la visita della Digos senza che siano stati riscontrati problemi di sicurezza, devastazioni o altro, hanno nel frattempo compilato una lista in 13 punti di richieste alla preside, che vanno dalla restituzione dell’auletta autogestita ai turni in palestra, dai restauri dell’edificio che «cade a pezzi» al ruolo decisionale, ora è consultivo, del comitato studentesco.

In effetti lo statuto del liceo Virgilio, che pure vanta una storia democratica illustre come istituto del centro storico, attualmente è pieno quasi solo di prescrizioni repressive che vedono lo studente più come una minaccia che come protagonista del percorso formativo. Perciò gli studenti attendono un segno di disgelo della preside prima di disoccupare. La risposta più divertente alla lettera a Mattarella viene poi da una collega mamma che sul sito liceovirgilioroma.eu scrive una contro-lettera ironica al segretario generale dell’Onu, intitolandola «La cabaletta».