Aveva promesso di stupire il mondo della scuola. E ci è riuscito. A poche ore dal Ferragosto il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rassicurato di essere al lavoro con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e «il suo staff» per correggere le virgole di un provvedimento ambizioso che avrebbe cambiato il futuro dei figli dei nostri figli nel 2038. E non era mancato l’annuncio sensazionale: risolvere una volta per tutte il precariato nella scuola, anche perché è in arrivo la sentenza della Corte Europea che comminerà all’Italia una pesante multa per sfuttamento dei docenti con un’anzianità superiore ai 36 mesi. «Assumeremo 100 mila precari», non importa se in tre anni e a partire dal 2017. E non subito, dal primo settembre. Una poco più che normale operazione di immissione in ruolo, alzando i numeri dei subentri attuali e spalmandoli su un triennio.

La svolta epocale è stata rimandata. Ieri sera, a conclusione del chiarificatore incontro con Napolitano, il governo ha scelto di non presentare il «pacchetto scuola»nel Consiglio dei ministri di oggi. È il ritorno alla realtà dopo un’intensa settimana di propaganda, un laissez-faire interessato rilanciato ieri su twitter da Renzi: «Magari prima aspettate che presentiamo la riforma, no? Ancora non abbiamo presentato nulla. Buon lavoro». L’attesa è stata inutile. Troppo il lavoro. È stato scelto di evitare l’ingolfamento di misure in Cdm dove approderanno lo Sblocca-Italia e la giustizia.

In realtà i soldi non ci sono. Per assumere circa 30 mila persone all’anno sarebbero necessari 4-500 milioni di euro. Moltiplicati per tre fa la cifra astronomica (per i criteri dell’austerità) di 1,2-1,5 miliardi. Una spesa non finanziabile con i tagli della spending review alla spesa pubblica con i quali il governo intende finanziare una parte sostanziosa del bonus Irpef da 80 euro, attualmente scoperto.

Dopo la grancassa, la figuraccia. E il governo, in minuti concitati usati per trovare una ragione, ha precisato: «La riforma slitta, non salta. Per evitare troppa carne al fuoco». E dire che il provvedimento era il pilastro della «ripartenza con il botto» delle brevi e caotiche vacanze dell’esecutivo. Avere messo in agenda la scuola, senza contenuti né coperture, è servito ad distogliere l’attenzione dalle divisioni provocate dagli annunci di Poletti sulle pensioni. Ma non è stato utile a cancellare l’immobilismo di un governo che parla troppo e non conclude nulla.

«I temi della scuola non sono nel decreto (Sblocca Italia, ndr), saranno in altri strumenti» ha detto il ministro dell’Economia Padoan. Se ne riparlerà, forse, nella legge di stabilità. Lo «slittamento» della riforma trasferirà il carico di nonsense e di velleità riformistiche ispirate ad una visione aziendalista e competitiva dell’istruzione in questo contenitore. Dal 1 ottobre a fine anno sulla griglia il governo metterà a cuocere una quantità di «carne al fuoco» che farà impallidire quella di Ferragosto.

Le linee guida sulla scuola verranno ripresentate agli esami di riparazione di settembre. Non avranno comunque un valore di decreto. L’esecutivo intende sottoporle ad una consultazione, anche online, con i sindacati, gli studenti, le famiglie e i cittadini. è prevedibile che la confusione così generata produrrà nuove occasioni di contestazione. Quelle annunciate dagli studenti medi il 10 ottobre o la manifestazione degli universitari e dei precari prevista per il 14 novembre.

Renzi si è cacciato in un imbuto dove precipiteranno i flussi dell’opposizione, insieme al vero dramma: la mancanza di risorse per la sua politica degli annunci. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il premier va veloce e ha già messo la testa sulla conferenza stampa di lunedì prossimo sui mille giorni. Per il fine settimana l’appuntamento è andato a vuoto: la scuola non rientrerà tra le «riforme strutturali» da presentare al Consiglio Europeo di sabato e nemmeno nell’incontro a Parigi con Hollande. Il suo governo «vuole fare come Renzi». Un paragone non augurabile nemmeno al «socialismo dell’offerta» francese. I

n questo quadro non cambia di segno la manifestazione del personale scolastico «Quota 96», dei sindacati e dei precari prevista per oggi alle 11 a piazza SS Apostoli a Roma. Sarà la prima manifestazione di una stagione turbolenta.