Domenico Pantaleo, segretario Flc-Cgil, organizzerete uno sciopero durante gli scrutini?
È del tutto evidente che davanti alla chiusura del governo rispetto alle ragioni dello sciopero generale nella scuola metteremo in conto anche questa possibilità. Sciopereremo durante gli scrutini nel rispetto delle regole che prevedono la possibilità di astenersi dal lavoro per due giorni consecutivi, spostando gli scrutini fino ad un massimo di cinque giorni.

Il governo sostiene che danneggerete gli studenti e le famiglie.
Non riusciranno a metterci gli uni contro gli altri. Le regole servono proprio a questo. Al governo ricordo che in questi mesi noi, e non loro, abbiamo aperto un dialogo con gli studenti e le famiglie. Non è un caso che gli studenti oggi siano una parte essenziale della mobilitazione.

Cobas e Unicobas hanno già indetto lo sciopero degli scrutini. Con Cisl, Uil, Snals e Gilda lo proclamerete in maniera unitaria?
Ci riuniremo la prossima settimana e decideremo.

La ministra dell’Istruzione Giannini ha definito lo sciopero una scelta «grave» e sostiene che siete divisi. È vero?
Assolutamente no. Lo dimostrano le tante iniziative e manifestazioni che si terranno da domani Saranno forti, imponenti e importanti. Non c’è alcun calo di tensione. C’è voglia di continuare a lottare insieme. L’unità tiene.

E se scatta la precettazione?
Noi staremo nelle regole. Se ci sarà la precettazione significa che è il garante sugli scioperi a non rispettarle. Sarebbe un attacco al diritto allo sciopero.

Come spiega questo atteggiamento del Garante Alesse?
I sindacati più rappresentativi hanno manifestato responsabilità. Non capisco queste sue uscite senza specificare che è prevista la possibilità di fare sciopero durante gli scrutini.

È il governo a fare pressioni?
Mi auguro che il garante sia indipendente. Certo, le pressioni del governo sono evidenti. Nella storia delle lotte nella scuola non c’è mai stata una precettazione. Nella storia della scuola durante la Repubblica, almeno.

Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, sostiene che il Ddl scuola potranno anche approvarlo, ma non sarà mai applicato perché i sindacati si opporranno nelle scuole. Condivide?
Sono d’accordo con lui. Se ci sarà un disegno di legge approvato con i numeri, ma senza consenso, è del tutto evidente che non sarà applicato tranquillamente nelle scuole. A quel punto sarà legittimo da parte di chi non lo condivide mettere in campo tutte le azioni necessarie per garantire i diritti e la dignità delle persone.

Con quali strumenti bloccherete la riforma?
Sul precariato ricorreremo ai tribunali. Qualsiasi violazione della libertà di insegnamento, o del contratto, saranno denunciate. Ricorreremo a tutti gli strumenti possibili.

Il prossimo anno la scuola sarà ingovernabile?
No, ma diventerà un luogo di conflitto che nessuno auspica perché in questa fase la scuola deve essere un luogo di condivisione e di miglioramento per tutti. Il conflitto lo sta creando il governo Renzi e se ne dovrà prendere tutte le responsabilità. Noi, invece, crediamo che occorra la responsabilità di tutti per favorire la crescita del nostro sistema di istruzione.

Lo sciopero generale non è stato tardivo? Perché non farlo già durante la consultazione sulla Buona scuola in autunno?
Bisogna capire che fare uno sciopero significa chiedere un sacrificio alle persone che perdono una giornata di lavoro. Non è una richiesta semplice da fare nella nostra situazione economica. Voglio ricordare che prima dello sciopero generale del 5 maggio abbiamo fatto tante cose. Una manifestazione unitaria sul contratto nella pubblica amministrazione, la manifestazione a piazza Santi Apostoli a Rma delle Rsu, le assemblee nelle scuole. Quella consultazione in rete è stata una bufala, ma siamo riusciti a salvare gli scatti di anzianità che invece dovevano essere aboliti. La mobilitazione è stata coerente e tempestiva. Un crescendo che è arrivato allo sciopero generale e oggi si sta estendendo.

Quanto ha pesato la spinta dal basso dei docenti e degli studenti?
Tantissimo. È accaduto la stessa cosa contro la riforma Gelmini. Nelle scuole si è aperto un dibattito, oggi lavoriamo insieme a famiglie, associazioni, studenti, docenti e personale Ata. Questi ultimi, vorrei ricordare, sono stati completamente ignorati dalla riforma.

Quali sono gli aspetti della riforma che la fanno indignare di più?
L’idea di un uomo solo al comando, il preside manager, che eroga 200 milioni di euro al 5% dei docenti. E il resto? Sono tutti «immeritevoli»? Con questa norma si vuole demolire il contratto della categoria bloccato da anni e si cancella la libertà di insegnamento trasformando i docenti in sudditi. Si continuerà a tagliare sulla scuola, ma si concepisce un 5 per mille che favorirà le scuole dei benestanti. Si incentivano le scuole private, compresi i diplomifici. L’impianto di questo Ddl è vergognoso. Da organo costituzionale trasforma la scuola in un’impresa.