Lo stupore promesso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al mondo della scuola è passato dall’annuncio sulla stabilizzazione in tre anni di «100 mila precari» alla costruzione di «mille asili nido in mille giorni». Il colpo di scena è avvenuto ieri durante la conferenza stampa in cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio stava esponendo ancora una volta le «linee guida» del provvedimento ribattezzato «La buona scuola» che sarà discusso per i prossimi due mesi in una consultazione pubblica. Domani sarà pubblicato sul sito passodopopasso.italia.it.

«C’è una grande attenzione del governo sui nidi e sulla scuola dell’infanzia, vogliamo fare una misura molto forte» ha detto Delrio. Renzi lo ha incalzato: «Adesso lo puoi dire, mille asili in mille giorni». Uno slogan facile che allude alla legge in discussione al senato che prepara una riforma del sistema educativo per la prima infanzia, da 0 a sei anni.

Il governo mette altra carne al fuoco dopo averla tolta dal menu del consiglio dei ministri di venerdì 29 agosto. Annunciando una nuova riforma, Renzi ha detto che non si tratta di un nuovo annuncio e sostiene che domani presenterà le «date» per l’applicazione del suo progetto per la scuola che ha continuato a mettere a punto ieri in un vertice con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

«Quando sei accusato di “annuncite” – questa è la sfida di Renzi volitivo e alfieriano- rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti».

Quella sugli asili è una nuova riforma annunciata da Renzi e sarà contenuta in un corposo volumetto dalla copertina rossa che per la scuola prevede sponsor privati e defiscalizzazione per le scuole paritarie. C’è l’organico funzionale «a rete» cioè a livello di istituto e/o di area territoriale; il rafforzamento dell’insegnamento dell’inglese nella scuola elementare come previsto già da Berlusconi e Gelmini (la scuola delle «tre I»); il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro per tecnici e professionali sul modello tedesco con stage, potenziamento dei laboratori e apprendistato in azienda.

Poi c’è il capitolo dei 100 mila precari. Al momento, su questo annuncio non c’è certezza. In compenso c’è uno straordinario florilegio di ipotesi e prospettive. Venerdì 29 agosto Renzi sembra avere messo le mani avanti, escludendo la «stabilizzazione dei precari» e proponendo invece un «patto con le famiglie» sulla scuola del futuro. Il ministro Giannini (al centro di incalzanti retroscena che la vedrebbero fuori dal governo in un prossimo rimpasto) ha chiesto ai precari di «avere fiducia». «L’organico insegnanti è sottodimensionato – ha detto- Se vogliamo migliorare la scuola, credo che dobbiamo partire da questa considerazione, dalla continuità didattica: sicurezza nel numero e nella funzione docente. Non si può programmare un progetto didattico senza insegnanti».

Si vuole, inoltre, «uniformare il modello di selezione degli insegnanti e non metterli uno contro l’altro» ha detto Davide Faraone (Pd). Probabile una riforma del reclutamento sin dall’università e un nuovo «concorsone» che rischia di mettere contro i docenti in graduatoria con i precari. Sempre che l’incontro tra Renzi, Giannini e il ministro dell’Economia Padoan sia andato a buon fine (si sarà parlato di risorse?) le ipotesi sul tavolo sono molteplici.

Una delle tante prevede: 100mila immissioni in ruolo dal 2015 al 2017 per decurtare del 30% le graduatorie ad esaurimento, 50mila posti annui in sei anni dal 2017 al 2022 da dividere tra graduatorie e concorsi. Per un totale di 280 mila precari stabilizzati. Fuori restano i 337.458 della «terza fascia», docenti senza abilitazione sospesi alle graduatorie d’istituto che Giannini dovrebbe abolire. L’investimento è superiore al miliardo di euro di cui ha parlato Renzi e non sembra contemplare i fondi necessari per mandare in pensione gli insegnanti «Quota 96». La scuola resta sospesa alla borsa di Padoan e alla Ragioneria dello Stato.