Oggi è la notte bianca della scuola. A partire dalle 16.30 si terrà presidio davanti al Ministero dell’istruzione a Roma e poi una fiaccolata per protestare contro la «Buona scuola». Il presidio, fissato nella giornata di equinozio d’autunno, sarà collegato con quello al Senato, contro l’attacco contro la Costituzione. Previste decine di manifestazioni e cortei notturni analoghi da Bologna a Bari, da Padova a Cagliari, da Siena a Trieste come previsto dall’assemblea nazionale tenutasi a Bologna il 6 settembre scorso. Docenti e genitori, studenti e gruppi, comitati, associazioni e liberi cittadini faranno ripartire il motore del movimento della scuola dopo le fiammate tra maggio e luglio, mentre i sindacati terranno un incontro con la ministra dell’Istruzione Giannini a proposito dell’applicazione della legge 107.

«Una legge che guarda al modello degli Stati Uniti – scrivono i promotori della protesta – di questo passo è facile prevedere cosa accadrà: ogni insegnante sarà tenuto all’obbedienza assoluta, pena non venire più prescelto dall’albo regionale; il vecchio preside diventa a tutti gli effetti il deus ex machina; i tagli non saranno rifinanziati e le risorse mancanti, dovranno essere coperte dalle famiglie, dagli sponsor, da privati cittadini; otto deleghe in bianco su ogni restante aspetto della vita scolastica. In pratica è come se il governo dicesse: “da qui in avanti decido io e solo io”». La protesta ribadisce il rifiuto del «piano-ricatto/truffa del Governo Renzi sui docenti precari» e chiede il ripristino dell’orario scolastico e i relativi posti di lavoro prima dei tagli della Gelmini; la difesa e il rinnovo del contratto collettivo nazionale della scuola e per l’aumento del salario ai livelli europei. Ai sindacati si chiede una manifestazione nazionale (prevista il 24 ma su base regionale) e uno sciopero generale unitario (i Cobas propongono il 6 o il 13 novembre).

Nel frattempo l’iter della riforma prosegue con le trovate populistiche del governo e con i veri problemi legati alle assunzioni dei precari. Ieri Renzi ha firmato il decreto che attribuisce 500 euro ai docenti in «spese culturali»: teatro, cinema, libri. «Un segnale concreto di attenzione ai docenti» ha detto Giannini. Dall’anno prossimo sarà distribuita una Carta elettronica sulla quale verrà caricata la somma anno per anno. I fondi per la Carta ammontano a 381 milioni all’anno, sono inoltre previsti 40 milioni l’anno per la formazione in servizio e 200 per la «valorizzazione del merito» di tutti i docenti. Briciole distribuite fuori dal contratto del settore, fermo dal 2009. Gli stipendi degli insegnanti sono bloccati da anni e al governo, dopo una riforma scuola folle, si illudono di riconquistare il voto dei prof con 500 euro una tantum in busta paga. Ma il bello è che pretendono pure la rendicontazione della mancia, altrimenti bisognerà restituirla l’anno prossimo. Proprio loro che vogliono cambiare il Senato per mettere al sicuro indagati e condannati nelle Regioni, quelli delle spese pazze delle varie Rimborsopoli.». ha detto il capogruppo M5S al Senato, Gianluca Castaldi.

Nel frattempo si è scoperto che degli 8,532 prof assunti nella «fase B» quasi 7 mila stanno facendo i supplenti annuali e hanno così respinto il ricatto di Renzi: o vi trasferite o perdere il lavoro. Molte scuole del Nord hanno orari ridotti e cattedre a metà. Nel frattempo sono partite le procedure per le 55mila cattedre della «fase C» del Piano straordinario di assunzioni.Molti di questi docenti non troveranno un posto, anche se assunti. Il caos della riforma è solo all’inizio.