E se la serie cult della settimana, Ei Towers versus Rai Way, fosse solo una fiction, per non dire se nel giro di qualche mese si rivelasse un vero e proprio bluff? L’interrogativo irriverente – la vicenda sta impegnando Palazzo Chigi, Palazzo Madama, la Consob e l’Antitrust, molti analisti e esperti del ramo – fino a qui confinato nelle confidenze degli operatori di borsa, molto scettici sull’assalto della controllata Mediaset sulle torri Rai, ora comincia a circolare anche fra gli addetti ai lavori.

Riassunto dell’ultima puntata, quella di ieri. Il presidente di Rai Way Camillo Rossotto ha confermato alla commissione industria del senato che l’opa di Ei Towers «non ha precedenti» dal momento che il controllo della sua società «non è contendibile». Dalla Russia, dov’è in visita ufficiale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha confermato che Mediaset può fare quello che vuole ma «il 51 per cento di Raiway deve restare pubblico, su questo non si discute». Intanto l’ad di Ei Towers Guido Barbieri è stato ascoltato dalla Consob alla quale ha ribadito «la bontà e la solidità del progetto». Resta quindi ancora tutto da risolvere il giallo di un’opa condizionata a raggiungere il 66,7 per cento della società delle torri Rai, obiettivo irraggiungibile visto che, nel caso di esito positivo della vicenda, la controllata Mediaset non potrebbe andare oltre il 49. Interrogato sul punto Barbieri, se cioè la sua società è pronta ad ’accontentarsi’ della metà meno uno di Rai Way, ha opposto un comprensibile «non posso dirlo in questo momento».

Fin qui l’ultima puntata, quella di ieri. Intanto, mentre Ei Towers starebbe organizzando il pool di banche per il prestito per garantire l’operazione (entro il 16 marzo dovrà presentare alla Consob il prospetto informativo dell’offerta), i cosiddetti mercati – definizione eufemistica che significa operatori e soggetti in genere direttamente o indirettamente interessati all’affare o ad affare collegato – stanno però prendendo in considerazione l’ipotesi di un polo unico delle torri formato dall’unione di Rai e Mediaset, unione che secondo il Sole 24 Ore «ha un forte senso industriale ed è la soluzione che tutti auspicano: viale Mazzini potrebbe ridurre il suo indebitamento; Mediaset riuscirebbe a valorizzare la sua infrastruttura». Nascerebbe così un operatore unico nazionale, come succede in altri paesi d’Europa. Ma il progetto sarebbe fattibile solo «con l’ingresso di un terzo azionista nella compagine: un fondo infrastrutturale capace di iniettare capitali nella nuova realtà e in grado soprattutto di monetizzare la quota che gli verrà trasferita da Rai e Mediaset». Secondo molti addetti ai lavori il soggetto non può essere che Cassa depositi e prestiti.

Al momento i tre soggetti coinvolti in questa ipotesi smentiscono o non commentano. Del resto per portare a termine un’unione fra le torri Rai e quelle dell’(ex) Biscione è fin troppo evidente che ci vuole un nulla osta politico. Con buona pace delle rotture vere o recitate del patto del Nazareno. «Avere un’unica infrastruttura di trasmissione del segnale tv costituisce un obiettivo ragionevole, in linea con l’Europa», ha spiegato ieri il presidente della commissione industria del senato Massimo Mucchetti, «ma non ci si arriva attraverso azioni non sollecitate e non negoziate, e dunque ostili, come quella avviata in questa fase da Ei Towers», nel caso bisognerebbe «pareggiare la proprietà delle infrastrutture: o tutte e due le società hanno la parte passiva e quella attiva, e allora Ei Towers deve rivedere il suo rapporto con Mediaset, ovvero tutte e due si tengono solo l’infrastruttura passiva, e allora saranno Rai e Rai Way a dover rivedere il proprio rapporto». Insomma, se la direzione è il polo unico delle torri, non è questa la via per cui ci si arriverà.

Del resto molti addetti ai lavori non sono stati mai convinti dalla la faraonica opa di Ei Towers, fin dal momento in cui se n’è avuta improvvisa notizia, il 25 febbraio. Lascia stupiti l’offerta molto più alta del necessario. Lascia qualche dubbio la condizione reale delle casse Mediaset, e forse anche le intenzioni dei loro proprietari sul futuro dell’azienda.

E se l’opa fosse solo una puntata della fiction, quando la storia si presenta ancora come l’esatto contrario di come davvero andrà a finire? Qualche dubbio ieri se l’è fatto venire Michele Anzaldi, senatore del Pd, chiamando in causa persino i pm e riferendo di un esposto Adusbef per insider trading. Dice il senatore: «Non si capisce come Mediaset abbia voluto far credere di poter acquistare una quota di maggioranza assoluta di Rai Way, non in vendita e non vendibile. I dubbi espressi immediatamente vengono confermati sempre di più, svelando contorni oscuri di un’operazione che potrebbe rivelarsi una inedita speculazione». L’effetto dell’opa, infatti, è stato un apprezzamento generale tanto del valore di Rai way (cresciuto di «un’ottantina di milioni» dall’arrivo dell’opas di Ei Tower, ha detto ieri Rossotto) quanto di quello di Ei Towers. Se e quando un operatore volesse realizzare il polo unico, l’una e l’altra si troverebbero in una posizione di oggettivo vantaggio sul mercato rispetto a prima del 25 febbraio. E in questo caso Mediaset si troverebbe, anziché nelle condizioni di comprare a caro prezzo, in quelle di vendere molto bene. Persino sontuosamente.