Le dimissioni le ha comunicate al presidente Nicola Zingaretti prima ancora che la notizia di un’indagine nei suoi confronti diventasse pubblica. Il capo di gabinetto della regione Lazio, Maurizio Venafro, nei giorni scorsi ha ricevuto un’informazione di garanzia con l’ipotesi di reato di tentata turbativa d’asta per una gara d’appalto della regione che vedeva coinvolte le cooperative legate a Buzzi, quella per il centralino unico di prenotazione, che era stata indetta e poi sospesa con l’espolosione dell’inchiesta Mafia capitale.

Nella lettera di dimissioni inviata a Zingaretti Venafro spiega di essere già «comparso spontaneamente davanti ai pm, ai quali ho fornito tutti i chiarimenti» e, parlando di un suo «immotivato coinvolgimento» nell’inchiesta, spiega che non intende essere «sottoposto a uno stillicidio politico-mediatico» e di aver riflettuto sulle «inevitabili conseguenze» dell’indagine a suo carico, cioè «un ingiustificato e strumentale tentativo di associare a detta indagine la tua figura di presidente della regione». Le dimissioni, conclude, le ha rassegnate  «per permettere alla politica e alla magistratura di fare il proprio lavoro senza condizionamenti reciproci, ed anzi in uno spirito di collaborazione».

Da parte sua Zingaretti ringrazia per «l’atto di responsabilità non dovuto». Mentre l’opposizione chiede al presidente di intervenire in aula: «Sia presente già domani in consiglio regionale per riferire su una questione quanto mai delicata», dice il forzista Adriano Palozzi. «Non possono iniziare i lavori d’aula prima dei dovuti chiarimenti», incalzano i capigruppo di Fi e Ncd. Stessa richiesta dai 5 Stelle: «La notizia delle dimissioni non è un fulmine a ciel sereno. E’ un fatto grave sul quale deve venire a riferire Zingaretti», oggi stesso. E il presidente oggi sarà in aula.

Dal Pd della regione, invece, tutti apprezzano il «senso di responsabilità» e la sensibilità istituzionale» e il segretario regionale Fabio Melilli, ma anche Goffredo Bettini («conosco Venafro da 40 anni», ricorda l’eurodeputato»), sottolineano come l’ormai ex capo di gabinetto sia stato in questi anni un punto di riferimento per gli amministratori del partito a Roma e nel Lazio.