Sciopero nazionale di 24 ore: oggi e domani Sicobas e Adl mobilitano di nuovo “facchini”, soci lavoratori delle coop e migranti delle piattaforme logistiche. In gioco il diritto alla rappresentanza sindacale, soprattutto per avere davvero voce in capitolo nel rinnovo del contratto nazionale.

Sarà una giornata difficile nei poli della logistica italiana: Torino, hinterland milanese, Verona, Vicenza, Padova, Bologna, Piacenza, Parma, Modena, Ancona, Roma e Napoli. Alcuni magazzini, di fatto, si fermeranno nella notte. Altri saranno presidiati ai cancelli. In tutti i delegati Cobas riapriranno le vertenze con i consorzi di appaltatori delle principali aziende della logistica, ma anche con gli enti più o meno pubblici che gestiscono alcune piattaforme strategiche.

Uno sciopero fastidioso, se le merci e i colli devono attraversare la penisola sempre più veloci e tracciabili a scapito però delle condizioni dei lavoratori. Tant’è che Roberto Alesse, presidente della commissione di garanzia sugli scioperi, lunedì ha firmato con urgenza l’«indicazione» al governo e ai presidenti delle camere, che contesta le modalità dell’agitazione sindacale. Si contesta, in sostanza, il mancato preavviso (che vale nei servizi pubblici…) e la durata dello sciopero. Un richiamo che potrebbe giustificare eventuali azioni non solo di carattere disciplinare.

Comunque, i Cobas non mollano sulla difesa dei diritti alla luce delle lotte che in questi anni hanno scoperchiato l’effettiva situazione all’interno di Aspiag, Ikea, Artoni, Interporto Padova Spa, Granarolo, Number 1 oppure di Gls, Tnt, Brt o Dhl. In Italia, un business da 80 miliardi all’anno polverizzato fra settori merceologici disparati a partire dalla grande distribuzione, multinazionali e cooperative, padroncini e mano d’opera straniera. Lo sciopero punta a cancellare le troppe anomalie della logistica, tant’è che nella piattaforma sindacale spicca la clausola di salvaguardia che obbliga il committente in caso di cambio d’appalto a garantire tutto il personale presente nel magazzino. Ma anche la definitiva archiviazione del “socio” nelle coop sconta a caro prezzo la differenza rispetto al lavoro subordinato. Infine si chiede la riduzione dell’orario a 37 ore e mezza, il controllo di commissioni mediche e il mantenimento dell’arti. 18.

La logistica si è già rivelata un nervo scoperto nel compromesso storico fra ciellini della Compagnia delle Opere e sigle di Legacoop. Un modello sussidiario che ha anticipato l’auto-governo del mercato del lavoro, cannibalizzato il patrimonio pubblico e spesso snaturato storiche realtà. Ora si profila l’Alleanza che unifica le diverse anime (anche politiche) della cooperazione italiana: la logistica rischia di essere, di nuovo, il laboratorio che anticipa scenari futuri.