Forse è a portata di mano un obiettivo che solo qualche mese fa sembrava impossibile: ricostruire una vera e seria forza di sinistra nel nostro Paese.

Una forza alternativa al quadro politico ed economico dominante, all’appiattimento della stessa socialdemocrazia europea sulla gestione dell’esistente, alla riduzione degli spazi di democrazia nel nostro Paese. Radicale nei suoi assunti, ma non velleitaria. Capace di porsi in una prospettiva di governo, ma già oggi al servizio di quanti, movimenti, realtà associative, persone, non si rassegnano all’impoverimento della democrazia e delle condizioni di vita della gran parte della popolazione, che sanno come una prospettiva diversa si può far vivere già oggi conquistando spazi di autogoverno nei territori, nei luoghi della vita e del lavoro.

Una forza politica che non si ritiene e non si riterrà mai autosufficiente, perché ha imparato in questi anni che nessun potere istituzionale è in grado di cambiare davvero le cose se non è contestuale ad una ripoliticizzazione della società, ad una rivitalizzazione del sindacato e delle realtà associative, la ricchezza della democrazia.

Abbiamo salutato come un evento importante e significativo la costruzione del gruppo parlamentare Sinistra Italiana. Il fatto che i parlamentari che mettono in discussione da sinistra la politica dell’attuale governo, che intendono opporsi su punti qualificanti alla legge di stabilità finanziaria, si mettano insieme, presentino in maniera concorde emendamenti per un radicale cambio delle politiche economiche e sociali del governo, e si impegnino a sostenere le proposte del sindacato e della rete delle realtà associative di base, come quelle della contro finanziaria di “Sbilanciamoci”, ci sembra una ottima notizia.

Sarebbe auspicabile che tutti i parlamentari dell’opposizione di sinistra si trovassero uniti in una azione parlamentare comune. Proprio perchè l’unità del gruppo parlamentare non vuole e non può essere il partito, non è comprensibile che i parlamentari che condividono la necessità di una svolta radicale nelle politiche del governo non lavorino insieme. Sappiamo benissimo, e crediamo che lo sappiamo gli stessi parlamentari, che non basterà il loro impegno per dare avvio a un nuovo soggetto politico di sinistra. Ma proprio per questo è assurdo che non si trovi nel lavoro parlamentare una casa comune.

Una lunga esperienza politica e sindacale ci ha insegnato che se si vuol promuovere creatività e iniziativa politica nella società, se proprio in questo si individua il carattere di novità del nuovo soggetto politico e la sua discontinuità rispetto alla politica del ‘900, è necessario che chi ha visibilità mediatica e istituzionale si mostri il più possibile unito. La divisione dei “vertici” è un invito a schierarsi più che alla partecipazione attiva e creativa. E questo è tanto più grave quando il popolo a cui si fa riferimento è lo stesso e gli stessi sono gli obiettivi di fondo.

Ci sentiamo parte attiva del percorso che porterà a metà gennaio all’assemblea che darà il via alla costruzione del nuovo soggetto politico. La pensiamo ampia, partecipata, non una passerella di vecchi o nuovi presunti leader, ma una tre giorni di intenso lavoro politico, sui valori e sugli obiettivi di fondo, e sulle forme organizzative del nuovo soggetto politico. Perché ciò avvenga è necessario da subito costruire iniziative in tutto il Paese, intrecciando la mobilitazione sulla finanziaria ad una riflessione la più ampia possibile sul nuovo soggetto politico. E da subito le persone che vogliono essere parte del progetto si esprimano in prima persona, al di fuori delle caselle delle vecchie e nuove organizzazioni di riferimento.

Il nuovo soggetto politico non può essere una federazione di sigle. Sarebbe la cosa più vecchia del mondo, e il modo perverso per far sì che il passato si mangi il futuro. Se sapremo far questo, se gennaio sarà il mese in cui le diversità esistenti si incontrano per costruire insieme, le elezioni amministrative di primavera potranno essere una occasione positiva, e non, come spesso è stato nella storia più o meno recente della sinistra alternativa, il soffocamento del bambino nella culla.