«Dopo il fallito golpe dei militari quello che sta avvenendo in Turchia in queste ore pensiamo che sia un vero e proprio golpe: migliaia e migliaia di persone sono sotto il tallone di una repressione violentissima. Questo è inaccettabile, ed è l’ennesima dimostrazione di autoritarismo del regime di Erdogan che da tempo, sta sopprimendo le libertà fondamentali».

È quanto ha detto urlando in un megafono sotto l’ambasciata turca in via Palestro a Roma Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana e coordinatore nazionale di Sinistra ecologia e libertà.

Il presidio era stato organizzato ieri dal sindacato dei giornalisti Fnsi , dall’associazione per la libertà di stampa Articolo 21, dall’Usigrai, insieme a Amnesty international, Reporters sans Frontères, Magistratura democratica, con l’adesione di numerose altre associazioni (dalla Tavola della pace all’Associazione Carta di Roma, da LasciateCIEntrare all’Arci, dal Cospe alla rivista Confronti, da Rifondazione comunista all’Udu e altri ancora). Mentre era in corso il presidio, con foto dei militari golpisti seminudi rinchiusi in massa in uno stanzone e striscioni con scritte come «La pena di morte non è la risposta», alla Camera era in corso il Question Time e il capogruppo di Sinistra italiana Arturo Scotto, ha presentato la sua interrogazione al governo sulla repressione post golpe in Turchia.

«È necessario costruire subito una riunione delle leadership europee- ha detto Scotto a Montecitorio – che sospenda il Trattato Ue sui migranti che, tra l’altro, è costruito anche in violazione dei diritti umani, perché non sappiamo se i migranti che arrivano in Turchiafanno la stessa fine dei dissidenti politici». Scotto ha quindi spiegato che metà del gruppo dei parlamentari di Si stavano, appunto, manifestando davanti all’ambasciata turca a Roma, dove erano presenti oltre al vicepresidente della commissione Esteri del Senato Beppe De Cristofaro, i deputati D’Attorre, Fassina, Ferrara, Paglia, Bordo, Kronblicher, Nicchi, Ricciatti, Piras, Martelli e Quaranta. Tutti di Si. Nessuno invece del Pd o dei Cinque Stelle.

Nei vari interventi in via Palestro, sia dei promotori sia di semplici cittadini, tutti hanno rilanciato l’idea, partita dal segretario Fnsi Raffaele Lorusso, di organizzare una manifestazione più larga, che vada oltre la mera testimonianza, una mobilitazione a carattere europeo e internazionale, per protestare contro quanto sta succedendo in Turchia e per una netta presa di posizione dell’Unione europea contro il regime che Erdogan sta perfezionando in senso autoritario con arresti di massa e epurazioni dell’apparato statale, chiusura di blog e di giornali non governativi.

Il 25 luglio a Roma Amnesty ha già convocato una manifestazione nazionale in piazza del Pantheon per protestare contro la dittatura pseudo-democratica di Al Sisi in Egitto e per la verità sulla tortura e l’uccisione di Giulio Regeni, come ha ricordato il presidente Riccardo Noury, e certamente ci saranno anche cartelli e slogan contro la Turchia pseudo-democratica di Erdogan.

«Dobbiamo non solo mobilitarci – ha detto ancora Fratoianni – ma chiedere, pretendere, che l’Italia e l’Europa siamo fermi con il regime turco, a difesa dei diritti civili e umani, e che mettano in discussione gli accordi siglati finora con Ankara, a cominciare dal pessimo accordo sulla riammissione dei migranti in fuga dall’Isis e dalla guerra».

«Ciò che sta accadendo in Turchia, con l’arresto anche di migliaia di magistrati, è inaccettabile e l’Europa deve ribadire i principi democratici su cui si inacardina», ha detto Pino Salmè di Magistratura democratica. Tra le prime prese di posizione contro la repressione del dopo-golpe turco c’è stata in effetti quella dell’Anm. «Gli organi istituzionali italiani – chiede il sindacato dei magistrati – si attivino immediatamente perché con urgenza venga interrotta questa inaudita barbarie a danno di soggetti deputati a garantire legalità e venga ripristinato lo stato di diritto». Dove i giudici non sono liberi, nessuno è libero: è la conclusione.