Fino alle 12 di oggi i giornalisti di Skytg24 saranno in sciopero e non andranno davanti alle telecamere. È la prima giornata di protesta, in un pacchetto che ne prevede altre tre, contro il piano di 200 esuberi e 300 trasferimenti dalle sedi di Roma e di Cagliari verso quella di Milano-Rogoredo. «Il piano aziendale comporterebbe lo sradicamento del nostro telegiornale che dalla prima edizione nel 2003 va in onda da Roma e che, nella capitale, ha costruito la sua credibilità dimostrando di essere un protagonista del panorama informativo italiano».

LA REDAZIONE DI SKY SPORT si è schierata al fianco dei colleghi romani della testata all news. I redattori trovano «particolarmente gravi le prese di posizione dell’azienda in un quadro di sostanziale salute economica» e chiedono il ritiro dei provvedimenti decisi dall’amministratore delegato Andrea Zappia e il ricollocamento dei lavoratori. Il comitato di redazione della testata sportiva sta pensando a iniziative di sostegno della protesta. Solidarietà è arrivata dai giornalisti del Tg5 e dal cdr dell’Agenzia NewsMediaset in nome del «pluralismo dell’informazione».

È LA NUOVA PUNTATA dello scontro tra l’ad Zappia e i lavoratori di una società che conta su un fatturato pari a 2.800 milioni di euro e un utile di 60 milioni. A dispetto di questi numeri, l’azienda ha deciso di smobilitare la sede romana in via Salaria, mettendo a rischio un indotto di almeno mille lavoratori. La situazione è precipitata in mattinata dopo un’assemblea dove è stata proposta anche una mozione di sfiducia per la direttrice di SkyTg24 Sarah Varetto. La proposta non ha raccolto voti. Dopo l’assemblea del 18 gennaio scorso che ha dichiarato lo stato di agitazione e il pacchetto di quattro giornate di sciopero, l’azienda avrebbe manifestato l’intenzione di accelerare sui tempi e avrebbe promesso incentivi economici individuali. I lavoratori hanno interpretato questa mossa come un tentativo di rompere il fronte comune e hanno risposto incrociando le braccia. Sky avrebbe indicato i primi comparti da chiudere: la redazione sportiva a Roma e il servizio Active.

CONTINUA IL PRESSING dei deputati del partito democratico sul ministro dello sviluppo Carlo Calenda che si è impegnato a convocare un tavolo per rimediare a una situazione che produrrà effetti drammatici sull’intero settore del terziario avanzato della Capitale. In un’interrogazione i deputati Pd della commissione Attività produttive della Camera hanno sottolineato che il piano di Zappia «non sembra indicare un’azienda in stato di crisi».

ANCHE IERI LA SINDACA DI ROMA Virginia Raggi è rimasta in silenzio sul caso Sky, nonostante i molteplici appelli arrivati anche dal sindacato dei giornalisti di Stampa Romana. Nell’ultima settimana non ha detto una parola, esponendosi agli attacchi del Pd, mentre il suo omologo milanese Beppe Sala inaugurava la disfida del campanile Roma-Milano rallegrandosi per il trasferimento a Rogoredo e invocando anche quello del Tg2 in Lombardia. «Sosterremo la presa di posizione netta del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti» hanno detto Marco Miccoli e Lorenza Bonaccorsi. Il presidente della federazione nazionale della Stampa (Fnsi) Beppe Giulietti e il segretario Raffaele Lorusso auspicano «che Sky smetta di fare muro contro muro e accetti di discutere nel merito per tutelare l’occupazione».

IL CASO SKY È POLITICO. Contro esuberi e trasferimenti sono intervenuti da destra a sinistra. «Il caso Sky è una mannaia sui lavoratori – sostiene Gianni Sammarco (Ncd) – Spero che il primo tavolo al Mise porti l’azienda a rivedere con urgenza il proprio piano». «Sky non è un caso isolato a Roma – sostiene Stefano Fassina, deputato e consigliere per Sinistra Itlaiana in Campidoglio – In poche settimane, Almaviva, il Canile di Muratella, l’incubo Alitalia, oltre a Sky. Sindaca e governo devono accelerare il Patto per Roma». Una richiesta per un tavolo in Campidoglio tra l’azienda e i lavoratori è stata avanzata da Stefano Pedica (Pd). «Raggi lo convochi, non abbia paura di prendere le difese dei lavoratori, dimostri di essere un sindaco autonomo da Grillo». Dopo l’iscrizione al registro degli indagati per il caso Marra ieri la sindaca aveva altri pensieri.