Dalla Russia, dove si trova in esilio forzato, il whistleblower Edward Snowden, durante un’intervista al Financial Times con l’ex direttore del Guardian Alan Rusbridger, ha attaccato la politica moscovita esprimendosi su temi riguardanti le violazioni dei diritti umani e suggerendo che funzionari russi siano coinvolti nella violazione al sistema di reti di sicurezza degli Stati uniti; i famosi «hacker russi» in pratica secondo Snowden sarebbero agenti governativi.

Eroe, traditore, patriota, informatore, spia: tutti hanno un parere su Edward Snowden, ma man mano che gli anni passano, «eroe» sta avendo la meglio. Per quanto riguarda il sistema giudiziario americano, comunque, Snowden è già stato riabilitato.

Snowden, vive in una località segreta in Russia da quando è fuggito dagli Stati uniti, via Hong Kong, nel 2013, portando con sé migliaia di documenti classificati che hanno rivelato l’ampia diffusione di sorveglianza di massa e capillare della Nsa. Il 33enne è accusato di spionaggio e di furto di proprietà del governo, accuse per la quale potrebbe essere condannato fino a 30 anni di carcere.

Da poco, però, qualcosa legalmente è cambiato: una decisione della seconda Corte d’appello che risale allo scorso anno, ha stabilito che registrare le telefonate di cittadini rispettosi della legge da parte di un governo, prassi segreta americana e resa pubblica da Snowden, è un atto illegale.

Questa sentenza, che è un atto d’accusa verso il governo statunitense, rimescola le carte e mette in discussione la presunta violazione di Snowden della legge riguardo lo spionaggio.

Per questa ragione, i suoi avvocati sperano di ottenere la grazia presidenziale da parte di Barack Obama prima che lasci il suo incarico, nel mese di gennaio, anche perché chiunque verrà eletto al posto suo difficilmente sarà un osso meno duro a riguardo. Alcuni commentatori hanno notato che Snowden negli ultimi mesi è diventato più critico nei confronti del governo russo, forse proprio in un tentativo di ottenere la grazia.

Nel mese di luglio tramite il suo straseguito account Twitter Snowden ha postato una serie di commenti in cui ha definito impraticabile la recente legislazione russa che criminalizza il sostegno al terrorismo su Internet.

«La sorveglianza di massa non funziona – aveva twittato Snowden – Questo disegno di legge prenderà soldi e libertà ai russi senza migliorare la sicurezza. Non dovrebbe essere firmato», aggiungendo sempre su Twitter che «molti rappresentanti della Duma hanno votato sì per paura ma in realtà sono contro una legge da Grande Fratello».

Del desiderio di tornare negli Stati uniti Snowden non fa mistero: «Dormo in Russia ma vivo in giro per il mondo – ha dichiarato nell’intervista al Ft – Non ho molti legami con la Russia. Questo per scelta, perché, per quanto assurdo possa sembrare il mio piano è di andarmene».

Sempre tornando a fare un distinguo tra il suo essere obtorto collo in Russia dove non ha alcun senso di appartenenza, durante la lunga intervista con l’ex direttore del Guardian, Snowden ha dichiarato: «Non posso risolvere la situazione dei diritti umani in Russia, e realisticamente la mia priorità è quella di risolvere prima i problemi del mio paese, perché è quello a cui devo la massima fedeltà. Ma anche se le probabilità di riuscita sono poche, forse posso essere di aiuto (…) Non c’è molta differenza rispetto a quando svolgevo incarichi oltreoceano per la Cia e la Nsa, l’unica differenza è che lavoro ancora oltreoceano per gli Usa ma loro non lo capiscono».

Non solo gli Stati uniti o la Russia, dice Snowden, hanno dato ai servizi segreti «poteri indiscriminati» per controllare i propri cittadini, cita anche la Gran Bretagna di Theresa May, che sembra non avere «nessun riguardo per i diritti individuali».

Nelle parole di Snowden si legge un’allusione anche alle politiche dei governi nei riguardi dei rifugiati. Tema su cui si è espresso più volte sempre tramite il suo account Twitter e su cui ha una posizione chiara in difesa dei diritti dei rifugiati, porzione di umanità con cui ha avuto a che fare da vicino visto che quando ha lascito la stanza d’albergo di Hong Kong prima di partire per la Russia è stato nascosto proprio da una comunità di rifugiati provenienti dalle Filippine e dallo Sri Lanka.