Durante una campagna elettorale così incerta e (malamente) combattuta, sembra che l’unica fonte di stabilità possano essere i numeri, i sondaggi. In questi ultimi giorni il balletto dei polls è stato continuo, e, se subito dopo le rivelazioni dello scandalo a sfondo sessista di Trump, si era visto un rafforzamento dei democratici, ora, dopo l’ennesimo emailgate, si è parlato di sorpasso ai danni di Clinton.

Secondo gli analisti americani i sondaggi vanno usati ottenendo una media dei loro risultati e facendo così Hillary Clinton appare ancora in testa, anche se di poco. Ma i sondaggi a media nazionale negli Stati uniti contano molto poco: sono, al limite, un termometro di popolarità ma possono indicare un vincitore diverso da quello che alla fine conquisterà la Casa bianca.
Per capire chi è in vantaggio tra Clinton e Trump è importante sapere come è distribuito il loro consenso in tutti i cinquanta stati americani e, soprattutto, negli stati in bilico, che sono quelli a determinare il risultato delle elezioni.

Sapendo che i grandi elettori sono in tutto 538 distribuiti, sui 50 stati, vuol dire che ne servono almeno 270 per essere eletto ed arrivare alla Casa bianca; per vincere Trump dovrebbe quindi assicurarsi quanto meno tutti gli Stati dove è stato vincitore il suo precedessore, Romney, e poi conquistare nuove terre ed arrivare al numero di 270 grandi elettori necessario ad essere eletto. Una parte della rimonta di Trump registrata dai sondaggi è arrivata in modo fisiologico, da «repubblicani di ritorno» che hanno deciso di non votare per il libertario indipendente Gary Johnson.

Come spesso accade i candidati indipendenti perdono consensi a ridosso delle elezioni e, tra i due indipendenti Johnson a destra e Stein dei verdi a sinistra, è il primo ad avere più voti. Al momento Clinton può contare su 246 super delegati, pochi nemici interni (i verdi sono al 2% e non c’è nessun cane sciolto come invece è McCullin che in Utah sta insediando seriamente i repubblicani), questo dovrebbe avvantaggiarla nonostante non sia una battaglia di numeri vinta in modo schiacciante.