Se trent’anni vi sembran pochi. Ma il pregio del festival «Ai confini tra Sardegna e jazz» non è l’anzianità. Il suo pregio è di puntare sempre sulla musica sperimentale. Anche quest’anno a Sant’Anna Arresi dall’1 al 6 settembre si ascolta freenon catalogabile, art-rock, commistioni spericolate tra free estremo, funk e sonorità underground. Tutto in omaggio alla memoria di Butch Morris. Il grande propagatore del modo di far musica chiamato Conduction, morto nel 2013, fu «artista in residenza» nella cittadina sarda per tre anni, tra il 2008 e il 2010. Qui ha lasciato il segno con lavori elaborati insieme a strumentisti star o a studenti di musica, le Conduction n. 180, 188, 192. L’ultima, pubblicata l’inverno scorso, è sottotitolata Possible universe.

 

 

Così la trentesima edizione del festival ha una dedica affettuosa: Bentornato Butch. A Sant’Anna Arresi di Morris è rimasto il ricordo come di uno di casa. Un visionario adottato da questo piccolo centro spoglio. Col suo nuraghe nella piazza principale e le dune più incantevoli della spiaggia di Porto Pino pochi metri più in là. Dedica affettuosa e impegnativa. Perché il programma dovrebbe rispecchiare il gusto per le articolazioni ampie del discorso musicale, tra jazz e «contemporanea», per gli impasti timbrici complessi. I caratteri, cioè, della musica di Butch. Un gusto orchestrale, se vogliamo. E leggendo il programma si capisce che si è cercata questa ispirazione fin dove era possibile.
Sulla carta la band più direttamente morrisiana è la Nublu Orchestra, che suona il 4 e 5 settembre.

 

 

Morris la dirigeva – ma è meglio dire produceva istantaneamente brani musicali insieme a questo organico fisso usando il suo catalogo di segni (brevettato nel suo sistema di Conduction) – ogni lunedì sera a New York nel club da cui l’orchestra ha preso il nome. Con la Nublu il compositore/ispiratore (non vorremmo mai usare la parola direttore, anche se è difficile dribblarla di continuo) ha fatto la sua musica più danzante e più vicina ai sapori del jazz. Senza lasciar da parte né complessità né varietà di materiali. Il percussionista Kenny Wollesen prende a Sant’Anna Arresi il posto del maestro per presentare – a ranghi ridotti: si tratta di un settetto – le inedite Conduction n. 1 e 2.
Proseguendo nella consultazione del cartellone per individuare le formazioni ampie, le più idealmente affini al tipo di pratica musicale di Butch, si trova, proprio in chiusura del festival , la Fire! Orchestra diretta dal sassofonista baritono svedese Mats Gustafsson. La compagine è nata nel 2011 dall’idea di espandere il trio Fire!, formato da Gustafsson, dal bassista Johan Berthling e dal batterista Andreas Werliin. 28 musicisti scandinavi di ispirazione freejazzistica e rock, un manifesto dell’ibrido in cui consiste molto spesso la musica attuale, con il solista Gustafsson, dedito in genere a un parossistico idioma totalmente improvvisato, nella veste di leader che più interdisciplinare non si può. A Sant’Anna Arresi la band è di 16 strumentisti, tra cui gli stessi Berthling e Werliin, la vocalista Mariam Wallentin e Mette Rasmussen, altosassofonista.
Poi abbiamo un Large Ensemble (3 settembre) da cui ci aspettiamo le note più preziose. Il concerto di questo gruppo è intitolato, appunto, Homage to Butch Morris, ma è probabile che abbia l’impronta di Evan Parker. Il sassofonista inglese ha riunito per l’occasione 14 musicisti straordinari dell’area della free music più un ospite speciale: William Parker, contrabbassista e protagonista di storiche esperienze avant-jazz. Giancarlo Schiaffini è della partita, si prevede una organizzata performance di improvvisazione e scrittura da parte di un organico che comprende due fonti di elettronica (Walter Prati e Sam Pluta), due contrabbassisti celebri come Barry Guy e John Edwards, due percussionisti super come Paul Lytton e Hamid Drake, due pianoforti, un altro sax, un violoncello, un vibrafono.

 

 

Evan Parker ha una sua specie di monografia nel festival. Suona da solo in apertura , in quartetto il 4 con Peter Evans (trombettista immenso), Barry Guy e Paul Lytton, in quintetto il 2 con Evans, Edwards, Drake e il pianista Alexander Hawkins. Ritroviamo Willam Parker il 5 in un trio tutto americano con John Dikeman (sax) e Drake, ed un nucleo minimo della Fire! Orchestra il 6: il duo Wildbirds and Peacedrums, il lato più pop del festival. La cantante Wallentin e il drummer Werliin fanno una musica vellutata, beat, piacevole, non originalissima.
Ci sono altri «soli» in programma, il 2 e il 3. Due trombettisti: Rob Mazurek e Graham Haynes. Entrambi usano anche l’elettronica. Haynes lo ritroviamo l’1 settembre in un quartetto che promette jazz evoluto, funk, afro e filosofia dj. Il gruppo si chiama Nu Grid ed è completato dai chitarristi Vernon Reid e Jean-Paul Bourelly e da Dj Logic. Tornano, infine, a Sant’Anna i famosi coniugi Tippett: lui, Keith è pianista, lei, Julie, è vocalista. Si esibiscono il 2 con tre splendidi musicisti italiani: Roberto Ottaviano (sax), Giovanni Maier (contrabbasso), Cristiano Calcagnile (batteria).