Non finirà come in Emilia Romagna. Ma certo è già partito un sos affluenza in Toscana. Dopo tante lacrime, perfino gli albergatori costieri sono soddisfatti per le prenotazioni. Su ogni sito campeggia l’annuncio “Ponte del 2 giugno con clime ideale, sole e caldo moderato”. Così i (non pochi) toscani che ce l’hanno sono partiti per aprire la casa al mare, e nel caso dei più giovani per una quattro giorni da dedicare alla prima abbronzatura della stagione.
In una regione abituata a votare, questa volta c’è il rischio che possa essere abbattuta, verso il basso, la soglia anche psicologica del 50%. Anche perché il trend ha visto l’affluenza calare di dieci punti ogni volta: sopra il 70% nel 2005, e appena sopra il 60% cinque anni fa. Rischiano soprattutto due liste di centrodestra, la Forza Italia di Stefano Mugnai e l’accoppiata Ncd-Udc di Passione Toscana, che candida Giovanni Lamioni.
Non è da escludere anche la disaffezionedi una parte dell’elettorato Pd. Quella orfana del centrosinistra, a cui oggi toccano le uscite del renzianissmo segretario dem Dario Parrini. Si va dal post su facebook intitolato “Viva la legalità, abbasso la malafede della Bindi” (toscana dalla Valdichiana), alle polemiche con Sel sull’eredità berlingueriana. Richiamata da Enrico Rossi in ogni occasione, ma che Parrini declina a modo suo: “Quella eredità la rappresenta a mio giudizio Luigi Berlinguer, che ha detto parole chiare sul grande valore delle riforme che il Pd sta facendo”. Almeno due generazioni di ex studenti che si sono battute contro la riforma – fallimentare – del 3+2 universitario, e che ora hanno avuto in dono dal governo il jobs act, hanno preso diligentemente nota.
Non che le cose per il Pd vadano meglio sul fronte ambientale e infrastrutturale. Anche senza guardare a inceneritori e autostrade, negli ultimi giorni l’ambientalismo nazionale – Fai, Italia Nostra, Legambiente, Rete dei comitati per il territorio, Wwf – ha preso posizione critica sul nuovo aeroporto fiorentino di Peretola. E l’assoluto controsenso di uno scalo che diventerà intercontinentale, in una zona già urbanisticamente satura come la Piana, ha mosso l’Università di Firenze – che ha il suo Polo scientifico a poca distanza dal Vespucci – a ben 300 pagine di osservazioni nel procedimento di Via del ministero dell’ambiente. Segnalando, per giunta, che l’intero progetto della grande opera “è in contraddizione con le norme europee”, che vietano un nuovo hub intercontinentale a meno di cento chilometri dai già operativi scali di Pisa e Bologna.
Musica per Tommaso Fattori, che ha subito annunciato un percorso partecipativo sull’aeroporto con Anna Marson, l’ex assessore protagonista dell’accoppiata legge urbanistica – piano del paesaggio. Tanto applaudita anche oltreoceano (New York Times e Newsweek) per la difesa “dinamica” del territorio toscano, quanto sbeffeggiata dai vertici del Pd locale, in non certo singolare assonanza con le categorie imprenditoriali.
Per il candidato di “Sì-Toscana a Sinistra” la campagna elettorale ha fatto giustificato dono di endorsement rilevanti. E dopo che anche Stefano Rodotà ha sottoscritto l’appello per Fattori di Settis, Prosperi, Castellina, Santomassimo, Montanari, Bonsanti e Ginsborg, è arrivato il sostegno di Pablo Iglesias di Podemos. Che, a dispetto del presunto paragrillismo, ha salutato la vittoria di domenica scorsa a pugno chiuso alzato al cielo. In eurovisione.
Le spine del lavoro che manca o è precario, e delle fabbriche a forte rischio chiusura (Smith e People Care le ultime in ordine di tempo) uniscono Rossi e Fattori, Divisi invece sui servizi pubblici, dove la Cgil denuncia le mire di Acea sull’acqua toscana, e ha mal sopportato l’uscita del pur favoritissimo Rossi sulla Toscana “laboratorio del jobs act”. Tanto da far prevedere una impennata del voto disgiunto tra chi sceglierà Rossi ma vorrà più Sinistra in consiglio regionale, e chi darà un segnale votando Fattori ma senza rinunciare al voto per le liste Pd.