Ancora civili uccisi a Donetsk. 10 vittime e, tra queste, sembrerebbero non esserci bambini; ma solo per caso, dato che uno dei tiri che hanno colpito la città è finito di fronte all’ingresso della scuola n.57. Ieri infatti, con un mese di ritardo sul calendario abituale, a Donetsk ha preso avvio l’anno scolastico. Il numero più alto di morti, sei, in prossimità di una fermata di autobus: quattro alla pensilina e due sul mezzo; decine i feriti.

Le altre quattro vittime – due genitori, una insegnante e un miliziano – di fronte alla scuola, appunto. I colpi sarebbero partiti dall’aeroporto, tuttora in mano ai governativi. I ripetuti tentativi, da parte delle milizie che circondano l’area, di concordare coi militari assediati una loro uscita incruenta, sono rimasti infruttuosi. Due giorni fa, l’auto con a bordo due miliziani che intendevano avvicinarsi all’aeroporto per parlamentare, era stata accolta a colpi di mitra e uno di loro era morto. Ieri, tentativi di sfondamento da parte dei soldati sono stati respinti dalle milizie, che ora occupano quasi tutte le posizioni attorno l’aerostazione. Secondo la leadership di Donetsk, i tiri di ieri (si suppone, partiti da almeno tre postazioni «Uragan») sarebbero stati indirizzati intenzionalmente verso la città e proprio all’inizio delle lezioni. Il responsabile del Ministero degli esteri russo per i diritti umani, Konstantin Dolgov, ha definito il bombardamento della scuola un «atto ignobile e insopportabile; una rozza violazione del diritto umanitario internazionale».

Rappresaglie contro i civili non sono purtroppo rare tra le truppe e i battaglioni volontari ucraini: lo testimonia il ritrovamento di oltre 400 corpi – donne e ragazzi, le mani legate dietro la schiena e colpi al cranio – in numerose fosse comuni in zone attorno a Donetsk prima controllate da reparti neonazisti. Ieri un combattente del battaglione «Dnepr» fatto prigioniero, prima di essere estradato da Rostov a Mosca per essere sottoposto a esame psichiatrico, ha ammesso di aver partecipato al massacro di donne e bambini nell’area di Lugansk e di essere per questo stato ricompensato dall’oligarca Igor Kolomojskij, che finanzia diversi battaglioni volontari.

E sempre ieri il partito di Vladimir Zhirinovskij, Ldpr, ha chiesto al Comitato di indagini della Duma di verificare l’attività di campi di reclutamento per giovani russi organizzati dallo stesso Kolomojskij insieme al leader di «Pravyj sektor» Dmitrij Jarosh (che ha promesso a Poroshenko la fine di Yanukovic, se non si adeguerà alla piazza), al governatore della regione di Donetsk Taruta e alla leader di «Patria» Timoshenko. Ldpr suppone che in tali campi si addestrino giovani non solo per la guerra nel Donbass, ma anche per una eventuale sollevazione a Mosca.

E quanto i problemi della sicurezza interna non vengano sottovalutati in Russia, lo dimostrano anche i piani del Consiglio di difesa sulle contromisure da adottare in caso di attacco informatico. Vladimir Putin, ieri, pur dichiarando che lo Stato non opererà un controllo totale su internet, ha ribadito che un lavoro sicuro sulle risorse informatiche, soprattutto per quanto riguarda le strutture statali, riveste un ruolo straordinario per le capacità di difesa. Una serie di paesi, ha detto il Presidente russo, sfruttano la propria posizione dominante nella rete informatica globale, per interessi economici e politico-militari.

Secondo Ntv, Putin ha fatto presente l’aumento esponenziale, soprattutto negli ultimi sei mesi, di attacchi alla risorse informatiche russe. Importante, ha dichiarato Putin «è assicurare la stabilità e la sicurezza del segmento russo di internet. Non intendiamo limitare l’accesso alla rete». A metà settembre, erano comparse voci, poi ridimensionate, su piani per il distacco di Runet dalla rete globale, in caso di emergenza, data la non completa affidabilità dei partner occidentali.