«Sono rimasto colpito da un’intervista in tv di un operaio della Fincantieri che piangendo diceva: ho votato per 25 anni a sinistra ma ora il Pd non riesco più a votarlo». Parte oggi pomeriggio da Monfalcone (Go) il viaggio di Roberto Speranza, candidato al congresso Pd, quando sarà, a nome di Area riformista, la sinistra bersaniana. Obiettivo, spiega, «riportare il Pd dove non c’è più: fabbriche, scuole, università, luoghi del disagio dove dovremmo rappresentare la battaglia contro le diseguaglianze e invece siamo percepiti come il partito degli amici dei forti».

A Monfalcone, ex roccaforte rossa, il Pd di Debora Serracchiani ha preso una sberla storica alle ultime comunali.

Una parte della nostra gente non ci crede più. Ma con tutto il rispetto per Debora, il problema che pongo è più grande. È lo stesso che porta gli operai del Middle West a votare per Trump. Poi, sì, le politiche del Pd non hanno aiutato. Non siamo credibili sul terreno della lotta alle diseguaglianze.

Il governo pensa a una modifica delle regole sui voucher. Era una vostra richiesta.

Serve un segnale di discontinuità nell’azione di governo, è il segnale delle amministrative e poi del referendum. Sono due i terreni principali sui cui agire: il lavoro e la scuola. Chiedo un tavolo con insegnanti e studenti per mettere mano alla revisione della scuola – come vede non uso la parola riforma – che ci ha mandato allo scontro con quel mondo. E bisogna mettere mano alla materia del lavoro. La cosa più eclatante è sicuramente la vicenda dei voucher. Nel 2016 arriveremo a 150milioni di voucher venduti. Bisogna intervenire immediatamente.

Chiedete anche la revisione del jobs act e la reintroduzione di un simil art.18. Ma è una legge-manifesto del governo Renzi, è verosimile che venga cambiato?

Chiediamo un check-up vero di quella legge sulla base di numeri affidabili. Gli ultimi dati sui licenziamenti disciplinari segnalano che c’è un problema su quel fronte, è da persone razionali correggersi.

Renzi sembra voler rafforzare il partito. È quello che chiedevate voi?

I tempi sono maturi per una fase congressuale sul profilo di fondo del partito. In questi anni Renzi non ha fatto il segretario perché era impegnato a palazzo Chigi. E il Pd è diventato il megafono del governo, è stato percepito come il partito del palazzo del potere, dell’establishment. Questo ci ha fatto un male pazzesco, è sotto gli occhi di tutti. Che Renzi in quest’ultima fase prima del congresso decida di mettere mano alla segreteria, nulla questio. A me il balletto dei nomi non interessa, interessa se cambia la linea politica.

a chiesto anche a voi di entrare in segreteria?

No, e, ripeto, non ci interessa.

Perché dice ’ultima fase prima del congresso? Il congresso sarà nell’autunno 2017, quasi fra un anno.

Serve un congresso prima delle politiche. Un congresso vero, una discussione profonda su chi rappresentiamo. Non una gazebata, un plebiscito-rivincita di un capo ammaccato che ha bisogno di essere rilegittimato.

Prima Renzi potrebbe convocare le primarie per il candidato premier in caso di voto a giugno. Lo accetterete?

Vedremo la proposta se mai arriverà: ma anche in quel caso lavorerò ad un’alternativa a Renzi, a un candidato che risponda a un campo largo di centrosinistra.

Che non sarà lei, che invece corre per la segreteria del Pd.

Sono da sempre convinto della distinzione fra segretario e premier. E voglio cambiare il Pd.

Il presidente Orfini da proporzionalista oggi si adegua alla proposta di Mattarellum. Lei?

Io intanto mi stupisco di venature proporzionaliste in chi ha votato convintamente l’Italicum, la legge più maggioritaria del mondo. In ogni caso: per me i cittadini debbono scegliere gli eletti e serve un equilibrio fra rappresentanza e governabilità. Il Mattarellum è una buona base di partenza per discutere con le altre forze politiche.

Al di là delle parole usate, Giachetti la accusa di opportunismo perché da capogruppo alla Camera lei non ha sostenuto il Mattarellum che lui proponeva.

Giachetti proponeva una mozione, non una legge: giusto un atto simbolico. E poi era appena nato il governo Letta con l’appoggio del Pdl. E quella mozione era solo un gesto ostile verso Letta, senza alcuna conseguenza pratica. Lo dico a proposito di quelli che ci accusano di non essere disciplinati, come Giachetti. Il quale a sua volta prima ha fatto lo sciopero della fame contro il Porcellum e poi ha votato una legge che era anche peggio. E oggi ci viene a dare lezioni di coerenza.

Oltre al partitista Orfini anche il libertario Giachetti vi richiama alla disciplina di partito. Voi bersaniani ora siete diventati anarchici?

Io ho votato una sessantina di fiducie a Renzi. Non l’ho votata solo sull’Italicum, e per farlo mi sono dimesso da capogruppo. Il resto è propaganda. La misura del dissenso sono i principi costituzionali, per i quali c’è libertà di voto anche nello statuto del Pd, e gli impegni con gli elettori. Se giuri ’mai più liste bloccate’ non puoi votare l’Italicum.

Il rischio non è diventare un circolo anarchico, o un grande gruppo misto?

Ma no, questi colleghi guardino meglio ai più grandi partiti d’Europa. I socialisti francesi nel referendum si sono divisi. Nel Labour Corbyn ha votato tante volte contro Blair e ora è segretario. Su Brexit i conservatori inglesi si sono divisi. Da ultimo in Germania parte della Cdu ha votato contro Merkel.

Lei è contro il voto a giugno?

Io sono d’accordo con le parole di Mattarella: un governo sta in piedi finché ha la maggioranza in parlamento. Aggiungo solo che un governo ha senso se fa delle cose per il paese. Se Gentiloni cambia i voucher, mette mano alla scuola, fa una misura di contrasto alla povertà, è giusto che vada avanti. Se no, no.

Di scissione non vuole nemmeno parlare?

No, si rassegnino. A meno che il Pd non smetta di essere il Pd.

È sicuro di essere lei il vero candidato, oppure più avanti salterà fuori il vero nome?

Io al congresso ci sarò e voglio cambiare il Pd di oggi.

Ma davvero crede di poter riconquistare il Pd? Renzi, ormai fuori dal palazzo, ha perso la sua spinta propulsiva?

La spinta propulsiva non è legata a quanto sta sui media, o al potere che gestisce, a parte che per ora il palazzo resta legato al suo mondo. La spinta propulsiva Renzi l’ha persa perché la sua narrazione, la sua Italia, esisteva solo in tv. Ma si è sciolta al primo impatto con la vita delle persone. È questo il prezzo che sta pagando.