Mancano cinque giorni al consiglio di amministrazione tra Eyu e Piesse, gli azionisti de L’Unità. Il primo febbraio, sostiene il comitato di redazione, potrebbe segnare la messa in liquidazione del quotidiano del partito democratico. Ieri il direttore Sergio Staino ha finalmente ottenuto un incontro con il segretario del partito, l’ex premier Matteo Renzi. Dopo che l’azionista di maggioranza – la Piesse di Massimo Pessina – ha comunicato l’intenzione di licenziare i lavoratori senza ammortizzatori sociali, Staino non risparmiato critiche a Renzi: non ha mai concesso un’intervista al quotidiano, non ha interesse per il suo futuro. A 18 mesi dalla riapertura il giornale rischia di sparire dalle edicole un’altra volta. E stavolta forse per sempre.

Direttore, com’è andata?
Direi bene, Renzi mi è sembrato deciso a salvare in tutti i modi il giornale. Come non lo so.

Il Pd sostiene di volere investire un milione di euro. Da Pessina ne servirebbero quattro. Non le ha detto cosa vuole fare?
Si tratta di incontrare il socio di maggioranza, trovare strumenti per superare la crisi. Ci vogliono investimenti. In questi giorni non si sono incontrati, ora Renzi ha promesso di farlo. Certo siamo in zona Cesarini e il momento è drammatico. Il partito è in affanno e la presentazione della nuova segreteria è stata rinviata.

Renzi vorrebbe andare alle elezioni a giugno. Crede che l’Unità gli possa servire?
Quando mi dice che non vuole farla morire credo che sia sincero. Vedo che ha già tantissimi problemi. Se è vero, come sembra, che lavorerà per le elezioni a breve, non credo che voglia andarci con un giornale morto.

Avete in programma nuove iniziative?

Cerchiamo di fare uscire il giornale nel modo migliore. Il nostro tempo è scandito dal count-down dei giorni che mancano al primo febbraio che pubblichiamo in prima pagina. Mi sembra sufficiente.

C’è spazio per questo giornale?
Ne sono convinto. Oggi esiste uno spazio per un giornale riformista, così come esiste uno per un giornale comunista come il vostro. Non aspiro ai grandi numeri, ma in Italia esiste una nicchia interessante. Sto facendo un’esperienza di direzione esaltante, ho trovato l’affetto dei lettori e la stima tra molti esponenti della cultura e dell’editoria che intervengono e sono solidali con il giornale.

Come si vive con l’idea di potere essere l’ultimo direttore de l’Unità?
Nella storia dei giornali si ricorda sempre il primo e l’ultimo direttore.